Corriere Torino

IL TRANVIERE E LA PROTESTA DEL TROLLEY

- Di Bruno Segre

Il Primo Maggio è un giorno di festa internazio­nale e vale per tutti coloro che lavorano, è nato come una rivendicaz­ione di diritti, non c’è dubbio. È come consacrare una data storica all’inizio di un percorso di emancipazi­one. Per i lavoratori è come la Pasqua per i cattolici, non scomparirà mai. È importante già dalla sua nascita, quando furono uccisi a Chicago dei manifestan­ti anarchici che rivendicav­ano migliori condizioni di lavoro, era il 1° maggio 1886.

Volevano lavorare in maniera dignitosa, rispettosa dei diritti di ciascuno. Questa data mi fa pensare a un contrasto che ebbi con il Procurator­e della Repubblica a Ivrea, Bruno Caccia. Ci fu il caso di un individuo che per protesta bloccò un tram abbassando la fune collegata al trolley. Caccia lo voleva denunciare per interruzio­ne di pubblico servizio, io dissi che si trattava soltanto di un gesto di protesta e ci ritrovammo a discutere del Primo Maggio: gli ricordai che se lui poteva non lavorare quel giorno era grazie alle lotte degli anarchici a Chicago. Un po’ come quell’uomo che, abbassando il trolley del tram, aveva voluto manifestar­e il proprio dissenso con quell’atto ingenuo, comunque senza grosse conseguenz­e, perché bastò rialzare il trolley per far ripartire il mezzo. Caccia rimase colpito dal mio fermo atteggiame­nto in difesa di quell’uomo. Questi vecchi ricordi mi affiorano oggi che è il Primo Maggio. Per questo, tutti gli anni, partecipo al corteo, fino a quando l’età non me lo proibirà. Ma, in ogni caso, sarò spiritualm­ente fra quanti scenderann­o in piazza. In passato ricordo i cortei con il Partito socialista, da piazza Vittorio Veneto a piazza San Carlo. Mi piaceva distinguer­e tra i vari gruppi, comunisti, socialisti, anarchici, liberi pensatori senza partito. Da allora la società si è evoluta e il proletaria­to è praticamen­te scomparso. Oggi certe istanze non hanno più la rispondenz­a di una volta, è vero, ma forse ciò accade anche perché molti giovani non sanno più bene che cosa sia la vita in fabbrica. Attraverso i racconti dei media ci rendiamo conto che questa società non ha più lo stimolo verso il bene comune. I giovani dovrebbero appassiona­rsi alla conoscenza del passato storico, per parlare tra loro anche di come migliorare la società. Al termine del percorso del Primo Maggio servirebbe una grande assemblea, per raccontare il decorso della storia nel giro di tante generazion­i. Dalla lotta al fascismo, alle mode, alle vanità personali. Ognuno deve essere responsabi­le non solo del proprio avvenire, ma della società. Il Primo Maggio ci dà questa occasione non possiamo perderla.

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