Corriere Torino

Franco Ossola «La maglia, papà e la scatola dei ricordi»

Franco Ossola, la numero 11 granata di papà, una scatola di ricordi: «Nel 1948 lui segna, Ballarin fa un altro autogol, ma stavolta decide Mazzola Lo Stadium è brutale, non vado»

- di G. Timossi

Le cose semplici sono le più belle. Anche se Franco Ossola racconta che «è solo una scatola di cartone», sa che non è così. Quel «solo» è un basso profilo tracciato con un sorriso. La scatola ha uno sfondo bianco, fiori colorati, sagome di animali. Protegge la leggenda. «Eccole le maglie di mio papà Franco, quella del Grande Torino, quella nera della nazionale con il fascio littorio, perché a quei tempi era così, quella azzurra, ma senza numero, calzoncini, calzettoni, altre maglie, ricordi». Si tratta d’amore.

È quello di un figlio verso un papà che non ha mai visto. Ma che conosce da settant’anni. «Sono nato il 4 gennaio

1950, era un mercoledì. Mio papà se n’è andato mercoledì

4 maggio 1949. Tre giorni prima, partendo per Lisbona accarezzò il ventre di mia madre. Sapeva. Mamma Piera restò a letto per tutta la gravidanza, lo choc per la morte di papà era stato terribile, ma voleva questo figlio». Nel nome del padre. «Si erano conosciuti in latteria, erano giovanissi­mi. Mia mamma arrivava da Centallo, un paese a tredici chilometri da Cuneo. Trovò lavoro in una latteria di via XX settembre. Nello stesso palazzo il Toro aveva affittato alcune camere, servivano per i giocatori più giovani, arrivati da altre città, come papà. Era il 1939, aveva 18 anni. Andava in latteria, bere un bicchiere di latte era il pretesto per far conoscenza con mamma». L’amore va coltivato.

Come quello che sta chiuso da settant’anni in questa scatola a fiori. Franco Ossola la apre, «questa è l’ultima cartolina che papà spedì a mamma, da Estoril. È firmata anche da tutti i compagni di squadra, in realtà prima d’ora non l’avevo

mai mostrato a nessuno. Questa è la sua maglia granata, la numero 11, con lo scudetto tricolore cucito sul petto. E i calzettoni e i calzoncini, corti e bianchi. Sono così semplici, magari è anche per questo che chi li guarda per la prima volta ne avverte tutta la magia».

Eccola, la magia. Dentro un pomeriggio di luce, sotto un cielo che sembra rubato ai Macchiaiol­i, a tre giorni dal derby di Torino. Quella maglia, «due derby ve li racconto». Il primo: «Marzo del 1948, segna papà, autorete di Ballarin. Finisce 1-1». Il secondo, quello successivo: «Ultima stagione, 1948-1949. Si gioca stavolta in casa loro, gara d’andata. Segna papà. Pareggia ancora Ballarin, sempre con un’autorete, povero... Però stavolta il capitano Valentino Mazzola raddoppia e finisce 1-2». Franco Ossola non è solo orgoglio e memoria del papà, del suo Grande Torino. È un archivio aperto a tutti, sempre. È storie bellissime, numeri, statistich­e, volti. Degli Invincibil­i ha scritto parecchio. Per il suo ultimo libro, anche Ossola ha scelto la magia della graphic novel: Il Grande Torino, storia illustrata di una squadra leggendari­a. È appena uscito in libreria. «Era da un po’ che mi chiedevano di scrivere un altro libro. Non era facile, non lo è mai stato. Lo avevo già fatto ed era sempre un macinare dentro, tristezza che inevitabil­mente riaffiora. La graphic mi ha convinto, ha un impatto immediato. In un mondo che corre, riesce a farti riflettere, ti colpisce dritta al cuore».

Il Grande Cuore del Toro sta (anche) dentro a questo forziere a fiori e colori e amore, orgoglio e memoria. L’orgoglio dice a Franco: «Non dare quattrini a chi non ne ha bisogno». Il figlio dell’ala sinistra è un architetto, approfondi­sce l’argomento: «Il loro stadio è brutale, non mi piace. E comunque non è un problema, non ci vado. Il derby è quello in casa nostra». Cosa invece piace a Franco è questo Toro, ma in realtà sono sessantano­ve anni che ama quella maglia. Anzi 70, «da quella carezza di papà sulla pancia di mamma e sulla mia testa, prima che lui partisse per Lisbona». Questo Toro, la sua classifica, il sesto posto, allarga il cuore. «Un altro scudetto? I tempi sono cambiati, magari non ci credo. Però sì, ci spero».

Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno.

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 ??  ?? Tra i ricordi Franco Ossola con la maglia numero 11 del padre. E l’ultima cartolina spedita a sua madre
Tra i ricordi Franco Ossola con la maglia numero 11 del padre. E l’ultima cartolina spedita a sua madre
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