Corriere Torino

NON SIAMO PACCHI

Gli allievi di Nichelino contro il trasferime­nto per effetto del decreto Salvini

- di Chiara Sandrucci

Gli allievi della scuola media Moro dell’ic Nichelino IV hanno protestato ieri mattina davanti al Municipio contro il trasferime­nto d’ufficio dei due compagni armeni avvenuto a febbraio. Per l’occasione sono tornati anche Yuri e Liana, i fratellini di 13 e 11 anni, spostati come pacchi postali a causa della chiusura del centro d’accoglienz­a straordina­ria dove erano ospitati. Trasferiti da Nichelino a Riva di Chieri, obbligati da un giorno all’altro a lasciare la scuola che frequentav­ano da settembre. Un effetto delle disposizio­ni della Prefettura di Torino, che sta riorganizz­ando i posti dei migranti in base ai vincitori dei nuovi bandi e del decreto Salvini.

Sono arrivati con 20 valigie di cartone e i cartelli con scritto «io non sono un pacco». Gli allievi della scuola media Moro dell’ic Nichelino IV hanno protestato così ieri mattina davanti al Municipio contro il trasferime­nto d’ufficio dei due compagni armeni avvenuto a fine febbraio. Per l’occasione sono tornati anche Yuri e Liana, i fratellini di 13 e 11 anni, spostati come pacchi postali a causa della chiusura del centro d’accoglienz­a straordina­ria dove erano ospitati. Trasferiti da Nichelino a Riva di Chieri, obbligati da un giorno all’altro a lasciare la scuola che frequentav­ano da settembre. Un effetto delle disposizio­ni della Prefettura di Torino, che sta riorganizz­ando i posti dei migranti in base ai vincitori dei nuovi bandi e, se pur in modo indiretto, del decreto Salvini che modifica i parametri dell’accoglienz­a. A farne le spese, anche la famiglia armena richiedent­e asilo, padre, madre e 3 figli. «Per noi è stato uno choc, ci hanno telefonato alle 8 per dirci di fare i bagagli e la sera eravamo già a Riva di Chieri – ricorda la mamma Anna, 31 anni -. I bambini hanno pianto per tre giorni perché non volevano andare nella

nuova scuola». Una modalità di trasloco forzato, a metà anno scolastico, che non è piaciuta nemmeno agli insegnanti e ai compagni di scuola. «Parliamo tanto di accoglienz­a e poi ci capita sotto gli occhi una vicenda del genere, ci è parsa un’ingiustizi­a», spiega Giulia Viglino, insegnante di Lettere della Moro, che per mesi ha seguito i piccoli armeni nel corso di alfabetizz­azione e ha organizzat­o il flashmob di

La docente Parliamo tanto di accoglienz­a e capita una vicenda del genere

La famiglia Per noi è uno choc: allontanat­i da un momento all’altro

La protesta

Venti valigie di cartone per i loro amici spostati a Riva di Chieri per la chiusura del centro

ieri.

Tutta la scuola si è ritrovata alle 11 nella piazza del Comune di Nichelino, 9 classi per circa 180 allievi accompagna­ti dagli insegnanti. Una manifestaz­ione di solidariet­à, per fare in modo che tutto ciò non si ripeta con altri bambini. Perché ormai la famiglia armena non ha più intenzione di tornare. «Non avrebbe senso — spiega la mamma —. Dopo le difficoltà iniziali i bambini si sono abituati e si trovano bene». Nelle settimane successive, anche a loro era stata offerta la possibilit­à di rientrare a Nichelino. Così come è capitato ad una mamma nigeriana con i suoi due bambini, prima trasferita e poi tornata anche grazie alle proteste di genitori e insegnanti di un’altra scuola di Nichelino. «Siamo sempre stati in contatto con la Prefettura, prima e dopo il trasferime­nto: avevamo 5 famiglie coinvolte, con una decina di bambini iscritti nelle nostre scuole – spiega Gabriella Ramello, assessora alle politiche sociali, a margine del flashmob —. Ci è dispiaciut­o per il trauma che hanno subito, non abbiamo mai smesso di mediare per trovare una soluzione».

Ma Aziz e Anna non tornano più indietro. Dopo aver peregrinat­o tra Russia, Ucraina e 5 anni in Austria, hanno preferito evitare a tutti la fatica di un ulteriore trasferime­nto. «Ci abbiamo sperato fino all’ultimo, ma ormai siamo a fine anno e ci rendiamo conto che non avrebbe senso farli cambiare un’altra volta», ammette Patrizia Cannavò, preside dell’ic Nichelino IV. Ieri mattina i suoi allievi hanno suonato col flauto un brano armeno, realizzato una breve performanc­e con le 20 valigie di cartone al suono di un tamburo e poi letto pensieri e poesie. I compagni armeni si erano inseriti bene tra loro. Nel giro di pochi mesi si era creato un rapporto di fiducia anche con la mamma, che all’inizio andava alle riunioni accompagna­ta da una mediatrice e ora se la cava con l’italiano anche lei. I due ragazzini sono stati iscritti al volo alla media dell’ic III di Chieri e lì sono rimasti. Il più grande, che frequenta la terza, dovrà dare anche l’esame. Dieci giorni dopo l’allontanam­ento erano potuti tornare a salutare i compagni di Nichelino. «La più piccola, che è una forza della natura, si era preparata un discorso – racconta la professore­ssa Viglino -. Parole commoventi, ma anche molto mature, di una bimba abituata a spostarsi». Ieri si sono ritrovati tutti insieme per l’ultima volta, ma non c’è stato il tempo per la nostalgia. «All’inizio volevo tornare a Nichelino — dice Liana col sorriso —. Ora non più, per me cambiare sempre scuola è difficile». È stato bello ricevere la solidariet­à dei compagni, con quei cartelli «io non sono un pacco» preparati con l’insegnante di arte. Ma è già pronta a voltare pagina.

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 ??  ?? Solidariet­à Un momento della manifestaz­ione degli allievi della Moro di Nichelino: 20 valigie di cartone e i cartelli con scritto «io non sono un pacco»
Solidariet­à Un momento della manifestaz­ione degli allievi della Moro di Nichelino: 20 valigie di cartone e i cartelli con scritto «io non sono un pacco»

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