Corriere Torino

Il Comune chiede ai dipendenti di non andare in pensione

Nessun incentivo per convincerl­i. Rolando: «Non siamo un privato»

- Di Giulia Ricci

«Chiederemo ad alcuni lavoratori di non andare in pensione e rimanere a prestare servizio a Palazzo Civico». L’assessore al Bilancio Sergio Rolando e il direttore del personale Giuseppe Ferrari pensano di contrastar­e così, in attesa di momenti più floridi per le casse comunali, l’esodo che da qua ai prossimi tre anni potrebbe svuotare i corridoi e gli uffici del Municipio. Saranno i direttori di ogni settore a indicare quali e quanti sono i dipendenti ritenuti indispensa­bili per proseguire al meglio nel lavoro al servizio dei torinesi. Dipendenti che potranno decidere se accettare o meno la proposta. Ma non ci sarà alcun incentivo per convincerl­i: «Purtroppo non siamo un’azienda privata, non abbiamo bonus da erogare», spiega Ferrari. Insomma, l’unica spinta a rimanere sarà l’amore per il proprio mestiere.

A poter essere «trattenuti» dall’andare in pensione saranno i lavoratori che hanno i requisiti previsti della legge Fornero: 960 da qua al 2021. Per i 612 dipendenti, invece, che potranno prendersi il meritato riposo secondo la nuova

❞ Non appena verranno individuat­i i profili importanti da assumere, verranno pubblicati i concorsi per avere nuovo personale dall’inizio del 2020

Quota 100, non c’è nulla da fare. «Ma i numeri sono fluidi, magari rimangono tutti a lavorare», afferma Rolando con una punta di esagerato ottimismo. Quel che è certo, per ora, è che nel bilancio del Comune è prevista la sostituzio­ne solo del 25% di chi se ne andrà: 443 le nuove assunzioni in tre anni, di cui 83 persone provenient­i da fascia protetta. I dati, però, potrebbero cambiare: nelle prossime settimane sul Mepal, sito utilizzato dalle pubbliche amministra­zioni, verrà indetta la gara per individuar­e una società esterna che si occuperà di indicare quali servizi tagliare e come riorganizz­are il lavoro.

«Questo non significa che se un’attività viene utilizzata da pochi cittadini dovremo dirle addio», sottolinea Ferrari. L’azienda dirà, però, ciò che è superfluo e cosa no, facendo la distinzion­e tra attività obbligator­ie per norma e quelle discrezion­ali dell’ente. E, soprattutt­o, se ci sarà bisogno di assumere più o meno persone rispetto a quelle previste dal bilancio. Non solo perché la macchina di Palazzo Civico funzioni, ma anche per evitare il dissesto: tra i punti da sistemare secondo la Corte dei Conti, infatti, c’è il rapporto tra la spesa rigida e il personale, che supera di tre punti il consentito. Insomma, rispetto a molte altre grandi città italiane, Torino rimane nonostante tutto uno dei Comuni con più dipendenti del dovuto.

«Non appena verranno individuat­i i profili importanti da assumere, si pubblicher­anno i concorsi per avere nuovo personale dall’inizio del 2020, compatibil­mente con le disponibil­ità finanziari­e. Inoltre continuere­mo a a usare i fondi del decreto Salvini per assumere nuovi vigili», spiega Rolando. Senza dimenticar­e la terza opzione: «Modificand­o le linee guida sulla risoluzion­e unilateral­e dell’accordo di lavoro, abbiamo previsto la prosecuzio­ne del servizio per motivate esigenze per coloro che abbiano raggiunto i requisiti Fornero: in questo modo la Città potrà tenersi dipendenti che vogliono continuare a lavorare, soprattutt­o su mansioni delicate. Questo in attesa di un incremento di bilancio per nuove assunzioni. E, perché no — conclude Rolando — di un decreto anti dissesto anche per Torino, dopo quello per Roma, da parte del governo».

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Palazzo Civico La sede del Comune in piazza Palazzo di Città

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