Le ricostruiscono le manine e si scatta subito un selfie
Gara di solidarietà per Soumaya. L’intervento al Regina Margherita
In appena un giorno senza bende al braccio sinistro, Soumaya, cinque anni, ha già imparato a fare i selfie. Eccola qui che scatta foto con le infermiere del Regina Margherita. È l’ospedale che le ha cambiato la vita, restituendole due mani finalmente utilizzabili, dopo che una terribile ustione gliele aveva praticamente ritratte, come qui da noi accadeva negli anni Cinquanta, quando ancora non si sapeva come curare ferite così gravi. Invece adesso la destra è già quasi guarita. Soumaya batte il cinque, saluta e manda «bisous» a chi la viene a trovare, mentre mamma Yacine non smette un secondo di sorridere mentre ripete «merci». Perché questa è un’incredibile storia della solidarietà torinese. Comincia tutto nella farmacia Palatina, nel cuore di Porta Palazzo, quasi un approdo per i clienti che sono per l’80 per cento stranieri. È qui che arriva anche lo zio materno di Soumaya in cerca di materiale da medicazione da poter inviare in Senagal. Laggiù la piccola ha avuto un incidente terribile ma purtroppo ricorrente anche in Italia. A un anno e mezzo, si è rovesciata addosso una pentola piena di acqua bollente, bagnandosi parte del
tronco ed entrambe le braccia. La portano all’ospedale universitario di Dakar. Lì le vengono riscontrate ustioni di 2° e 3° grado profonde, la piccola viene operata, resta ricoverata otto mesi. Ma le cure costano. E le strutture adeguate sono poche, così, le ustioni diventano sempre più gravi.
«Ho chiesto allo zio a che cosa servissero le medicazioni e di mandarmi foto e video
L’incontro Intervento possibile grazie all’intuizione del farmacista Maurilio Meda
per capire come fosse stata trattata la bimba: ho capito subito che le cure non erano per niente adeguate».
Lo racconta Maurilio Meda. È il titolare della farmacia Palatina ed è anche colui che ha dato origine a questa catena di aiuti contattando diverse associazioni perché potessero portare in Italia Soumaya e Yacine. Un supporto che poi ha trovato in Milena Bertolino dell’associazione Kaleidos@torino. «Mamma Milena», come la chiamano ora Soumaya e Yacine, ha partecipato al bando «Accoglienza e cura» della Regione Piemonte, che ha permesso di portarle mamma e figlia in Italia. «È stata una vicenda molto lunga, ci sono voluti due anni, ma alla fine la Regione ci ha garantito la copertura sanitaria», spiega. Soumaya e Yacine sono arrivate in Italia a marzo. «Al Regina Margherita abbiamo subito trovato una “maison”, una casa, e tutti sono stati così gentili con noi», dice come un fiume in piena mentre le telefonate tra l’italia e il Senegal, dove ci sono il papà e i sette tra fratelli e sorelle della piccola si susseguono.
Ma, nel primo giorno di quasi normalità di questa bimba dal sorriso contagioso, nella sua stanza al quinto piano c’è anche il dottor Fabrizio Gennari. È il direttore della chirurgia pediatrica del Regina. Al suo interno, è compreso anche il Centro ustioni pediatrico, che vede ogni anno 150 bambini di cui almeno venti finiscono in sala operatoria. La maggior parte dei pazienti è vittima dello stesso incidente di Soumaya. «Casi come il suo si verificano quando le ustioni non vengono curate: perché c’è poca pelle a disposizione, la cicatrice tende a ritrarre le articolazioni. Noi siamo intervenuti due volte per asportare le zone cicatriziali e quindi innestare nuova cute che abbiamo prelevato dalle gambe della paziente». Le operazioni sono state pianificate dai chirurghi pediatri Maria Grazia Cortese, Patrizia Magro e Valeria Malvasio, con il contributo del dottor Maurizio Stella, direttore del Centro grandi ustionati del CTO e grande esperto di queste cicatrici. «Purtroppo, — sospira — in certe zone del mondo, è ancora normale vedere pazienti in queste condizioni».
Ma almeno Soumaya è stata fortunata. Tra qualche giorno andrà a casa, in un appartamento affittato dalla onlus a Porta Palazzo, e farà riabilitazione. «Dopodiché — concordano i medici — pianificheremo gli interventi al braccio destro, il più compromesso, dove speriamo di far sì che le resti almeno una pinza con cui stringere gli oggetti. Sicuramente andremo in sala più di due volte». Intanto la gara di solidarietà continua. Meda sta cercando di ottenere un aiuto per l’affitto dalla Compagnia di San Paolo. Anche se per tutti vedere Soumaya più brillante ancora di quel che era prima è già una conquista. «Mia figlia è una vera attrice».