Corriere Torino

«Assurdi i tagli di personale» a Palazzo di città sciopero vicino

- Di Gabriele Guccione

Per ora si tratta di una minaccia, ma i quasi diecimila dipendenti del Comune appaiono determinat­i. Pronti a passare dalle parole ai fatti e alla proclamazi­one di quello che finirebbe per essere il primo sciopero dei «comunali» contro la sindaca Appendino e la sua giunta. Nel mirino la «cura dimagrante» a cui verranno sottoposti gli uffici civici nei prossimi tre anni: fino a scendere nel 2022 a 7.500.

Per ora si tratta di una minaccia, ma i quasi diecimila dipendenti del Comune appaiono determinat­i. Pronti a passare dalle parole ai fatti e alla proclamazi­one di quello che finirebbe per essere il primo sciopero dei «comunali» contro la sindaca Appendino e la sua giunta. Nel mirino dei lavoratori c’è quella che il direttore finanziari­o di Palazzo Civico, Paolo Lubbia, ha definito la «cura dimagrante» a cui verranno sottoposti gli uffici civici nei prossimi tre anni. Tagli alle spese per il personale e, di conseguenz­a, riduzione del turnover al minimo, nonostante i numerosi pensioname­nti: fino a scendere entro il 2022 a quota 7.500 dipendenti, duemila in meno rispetto ai numeri attuali. «Un teorema inaccettab­ile, sbagliato e

dannoso», secondo i lavoratori che ieri si sono riuniti in assemblea, al palazzetto dello sport del Parco Ruffini, per approvare un ordine del giorno che fa presagire, con la proclamazi­one dello stato di agitazione, l’indizione dello sciopero. Prima ci sarà, come di rito, il tentativo di conciliazi­one in prefettura, ma se questo non andrà a buon fine e l’amministra­tore non rivedrà al rialzo l’attuale piano assunzioni, «attiveremo nuove forme di lotta — si legge nel documento dell’assemblea convocata da Cgil, Cisl e Uil — a partire dalla dichiarazi­one di sciopero». Per i dipendenti è «inaccettab­ile» un’ulteriore decrescita del personale. «C’è già stata una riduzione del 20 per cento dal 2011 ad oggi — lamentano —. E ora se ne prospetta un’altra del 16 per cento. Il rapporto numerico tra cittadini e dipendenti comunali è di 1 a 98, già oggi più elevato di quanto stabilisce la legge per gli enti in dissesto (1 a 84)». Torino non è in dissesto, però: la sindaca ha scelto di evitarlo, imponendo nel 2018 un piano lacrime e sangue, replicato per via dei tagli del governo in teoria «amico» anche nel 2019. Eppure, sottolinea­no i lavoratori, che chiedono più assunzioni, ora si vuole scendere, «a un rapporto di un dipendente ogni 117 torinesi». «Questo vorrà dire — concludono — rendere i servizi ingestibil­i. Questa “cura dimagrante” raggiunger­à l’obiettivo di curare il malato uccidendol­o».

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