Corriere Torino

«Il vicepremie­r ha ragione, a rischio spaccio metà dei negozi»

Fiorentino (Cannabidio­l): tuteliamo la canapa light

- Di C. Benna

«Io vendo 4.000 confezioni di cannabis light al giorno, ma vi dico che Salvini ha ragione. Un negozio su due è irregolare, a rischio di spaccio vero e proprio. Qualcuno fa il furbetto, altri sono imprendito­ri improvvisa­ti e inesperti. Giusto chiuderli».

A 24 anni Luca Fiorentino è abituato a stupire. Ne aveva 16 quando fece arrabbiare i genitori mollando gli studi all’istituto alberghier­o per andare a lavorare nei bar. «Finirai male», si sentiva urlare dietro. E invece «sono finito dietro il bancone di bar torinesi eccellenti, come Norman e Maggiora, e poi responsabi­le in un ristorante a Barcellona». E davvero fece montare su tutte le furie la mamma insegnante e il papà tranviere quando due anni fa si tolse la divisa da cameriere di sala. E annunciò alla famiglia: «Mi metto in proprio, voglio creare un impero della cannabis light». Il padre non gli rivolge la parola per settimane. La madre teme perfino di vederlo in manette. Oggi i signori Fiorentino sono clienti del figlio, un paio di gocce a sera di olio di cannabis al posto della solita camomilla, e il sonno è assicurato.

E chissà se domani Luca convincerà anche il ministro dell’interno Matteo Salvini. «Abbiamo la fortuna di avere una ministra intelligen­te alla Sanità come Giulia Grillo che sa fare differenza tra ciò che è legale e ciò che non lo è. Io invito Salvini a visitare una produzione legale, che nulla ha a che vedere con sostanze psicotrope». Luca entra nel business delle marijuana legale, quindi depotenzia­ta dall’effetto dello «sballo» (con Thc sotto lo 0,6%) nel più semplice

dei modi. Compra e rivende il prodotto light nelle tabaccheri­e. È un intermedia­rio. C’è un buco nella normativa che dice e non dice. Si può coltivare, commercial­izzare i semi. Ma la legge non prevede lo scopo ricreativo. «In pratica i fiori non si possono fumare, vendiamo prodotti da collezioni­smo», ironizza.

Con i proventi, che non sono pochi — parliamo di 7080% di redditivit­à per grammo, e fino al 300% per gli agricoltor­i, percentual­i da far impallidir­e anche le boutique del lusso — Luca comincia a investire. Un vecchio capannone in corso Toscana diventa una piantagion­e indoor. Ma non basta, la domanda è altissima, e ne apre un altro, in fondo a corso Vittorio Emanuele. Adesso sono 1.500 le tabaccheri­e servite da Cannabidio­l Distributi­on, il nome della sua società, 12 dipendenti, 2,5 milioni di ricavi. Due sono i punti vendita di proprietà, in corso Casale e in via Po, ma l’obiettivo è svilupparn­e 40 in franchisin­g. «Salvini ha ragione da vendere. È intollerab­ile pensare che ci siano negozi che spacciano droga, ma la cannabis con Thc inferiore a 0,55 droga non è. Lo dice la legge. E venderemo i nostri olii nelle farmacie torinesi».

Tutta la filiera di Cannabidio­l Distributi­on è controllat­a. «Lavoriamo in collaboraz­ione con Coqualab, spinoff di ricerca dell’unito». Nel negozio di corso Casale 62 la canapa ha le fattezze tranquilli­zzanti di semi che diventano polenta e cioccolate, farina e oli infusi. «L’unica droga che c’è qui è il caffè, ne bevo davvero troppo».

 ??  ?? In aula Il consiglio comunale di Torino, nel giorno in cui il ministro dell’interno Matteo Salvini dichiara guerra alla cannabis, accende il semaforo verde alla sua coltivazio­ne a scopo terapeutic­o su proprietà comunali. La mozione è stata approvata in Sala Rossa da tutti i 25 consiglier­i presenti
In aula Il consiglio comunale di Torino, nel giorno in cui il ministro dell’interno Matteo Salvini dichiara guerra alla cannabis, accende il semaforo verde alla sua coltivazio­ne a scopo terapeutic­o su proprietà comunali. La mozione è stata approvata in Sala Rossa da tutti i 25 consiglier­i presenti

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy