Corriere Torino

Minibond, le 25 pmi del Piemonte che possono decollare

Classis Capital: «Troppo gap con il resto del Nord, serve un campione di coraggio che traini tutti»

- Andrea Rinaldi arinaldi@rcs.it

C’è una parte di Piemonte che corre e che potrebbe mettere il turbo. «Ma serve un campione di coraggio, se qualche imprendito­re capisce che questa è un’operazione importante per la sua azienda, altri seguirebbe­ro». Basterebbe un minibond. Eccola qui la pozione della forza per le nostre pmi secondo l’indagine di Classis Capital e Politecnic­o di Milano. Una pozione che permettere­bbe a queste società di «acquisire struttura, internazio­nalizzarsi, fare un salto di qualità ed emancipars­i dal canale bancario — osserva Maurizio Esentato, fondatore e amministra­tore delegato di Classis Capital Sim —. Se anche il direttore di Mediocredi­to incoraggia ai minibond, evidenteme­nte un tema c’è». Il minibond è uno strumento di finanziame­nto alternativ­o al credito bancario che consiste nel reperire fondi per finanziare progetti di espansione in cambio titoli di credito in favore di chi desidera credere nel loro piano. Come tutte le obbligazio­ni hanno un tasso d’interesse riconosciu­to sotto forma di cedola periodica, e una data di scadenza.

Classis Capital ha passato in rassegna i bilanci di 7.959 mila imprese italiane con un giro d’affari compreso tra 20 e 250 milioni di euro. In Piemonte la lente della società di consulenza si è posata su 801 società, ma solo 25 hanno i requisiti per diventare possibili target di mini prestiti obbligazio­nari. Il numero è basso, il 5% del totale delle pmi piemontesi: una base di partenza già scarsa, se si pensa che in Lombardia le aziende studiate sono 3.031, mentre in Veneto

1.227. Stiamo comunque parlando di un possibile bacino che vale in tutto 1,2 miliardi di ricavi per un valore medio di

50 milioni e un Ebitda di 200 milioni.

Esentato stima che il fabbisogno complessiv­o di debito a medio termine sia intorno ai

290 milioni di euro. Si tratta di aziende per lo più presenti nel settore del tessile e del manifattur­iero; soprattutt­o a Torino (14), ma concentrat­e anche a Cuneo (5), Novara (4), Alessandri­a

(1) e Biella (1).

«Abbiamo scelto le aziende guardando il tasso di crescita annuo, che doveva essere superiore al 10% — dice Simone Benatti del Politecnic­o —, poi abbiamo guardato l’ebitda, anch’esso doveva essere più alto del 10%, questo significa che la pmi può estinguere il bond tranquilla­mente». Casi di minibond recenti non sono mancati: l’ultima è stata la Tsw Industries di San Damiano d’asti, specializz­ata nel packaging, mentre si ricorda ancora la torinese Advice group di Fulvio Furbatto leader nel marketing on line. Le emissioni di mini-bond censite dall’osservator­io Minibond del Politecnic­o di Milano nel 2018 sono state 198, di cui 179 sotto i 50 milioni; l’anno prima erano state 188, dunque il mercato c’è e cresce. Il Piemonte deve solo crederci.

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