Minibond, le 25 pmi del Piemonte che possono decollare
Classis Capital: «Troppo gap con il resto del Nord, serve un campione di coraggio che traini tutti»
C’è una parte di Piemonte che corre e che potrebbe mettere il turbo. «Ma serve un campione di coraggio, se qualche imprenditore capisce che questa è un’operazione importante per la sua azienda, altri seguirebbero». Basterebbe un minibond. Eccola qui la pozione della forza per le nostre pmi secondo l’indagine di Classis Capital e Politecnico di Milano. Una pozione che permetterebbe a queste società di «acquisire struttura, internazionalizzarsi, fare un salto di qualità ed emanciparsi dal canale bancario — osserva Maurizio Esentato, fondatore e amministratore delegato di Classis Capital Sim —. Se anche il direttore di Mediocredito incoraggia ai minibond, evidentemente un tema c’è». Il minibond è uno strumento di finanziamento alternativo al credito bancario che consiste nel reperire fondi per finanziare progetti di espansione in cambio titoli di credito in favore di chi desidera credere nel loro piano. Come tutte le obbligazioni hanno un tasso d’interesse riconosciuto sotto forma di cedola periodica, e una data di scadenza.
Classis Capital ha passato in rassegna i bilanci di 7.959 mila imprese italiane con un giro d’affari compreso tra 20 e 250 milioni di euro. In Piemonte la lente della società di consulenza si è posata su 801 società, ma solo 25 hanno i requisiti per diventare possibili target di mini prestiti obbligazionari. Il numero è basso, il 5% del totale delle pmi piemontesi: una base di partenza già scarsa, se si pensa che in Lombardia le aziende studiate sono 3.031, mentre in Veneto
1.227. Stiamo comunque parlando di un possibile bacino che vale in tutto 1,2 miliardi di ricavi per un valore medio di
50 milioni e un Ebitda di 200 milioni.
Esentato stima che il fabbisogno complessivo di debito a medio termine sia intorno ai
290 milioni di euro. Si tratta di aziende per lo più presenti nel settore del tessile e del manifatturiero; soprattutto a Torino (14), ma concentrate anche a Cuneo (5), Novara (4), Alessandria
(1) e Biella (1).
«Abbiamo scelto le aziende guardando il tasso di crescita annuo, che doveva essere superiore al 10% — dice Simone Benatti del Politecnico —, poi abbiamo guardato l’ebitda, anch’esso doveva essere più alto del 10%, questo significa che la pmi può estinguere il bond tranquillamente». Casi di minibond recenti non sono mancati: l’ultima è stata la Tsw Industries di San Damiano d’asti, specializzata nel packaging, mentre si ricorda ancora la torinese Advice group di Fulvio Furbatto leader nel marketing on line. Le emissioni di mini-bond censite dall’osservatorio Minibond del Politecnico di Milano nel 2018 sono state 198, di cui 179 sotto i 50 milioni; l’anno prima erano state 188, dunque il mercato c’è e cresce. Il Piemonte deve solo crederci.