E i fornitori sperano nell’alleanza con Hyundai
Dentro l’amma si spinge per un incontro con Elkann
Ci sono le dichiarazioni pubbliche, più tese a sottolineare il rammarico per quella che è stata un’occasione sfumata. Poi ci sono i pensieri, che invece guardano al futuro, di tutti coloro che lavorano con Fiat Chrysler, ma che preferiscono non apparire: la grande foresta della componentistica piemontese, costretta a seguire le strategie corporate e prodotto dei grandi costruttori.
«Sembrava un accordo robusto in cui tutte e due le parti potevano giocare un ruolo importante — considera Giorgio Marsiaj, numero uno dell’amma e vicepresidente degli industriali torinesi —. Anche sul fronte dell’elettrico. Proprio la Francia ha annunciato nei giorni scorsi 3 miliardi di investimenti per le fabbriche di batterie». Elkann gode della totale fiducia del presidente Amma, ci tiene a far sapere Marsiaj: se si è fermato, avrà avuto i motivi giusti, riflette. «Anche perché oltre a Renault c’erano di mezzo anche Nissan e Mitsubishi.
Stay calm and keep going, come diceva Churchill. Anche perché per tutte le nostre aziende sarebbe una grande opportunità».
E però tra le aziende la visione è un po’ meno attendista. Anzi sono molti quelli che invitano a non perdere tempo e a considerare un’alleanza con i coreani di Hyundai, oltre 93 miliardi di fatturato e 7,5 milioni di veicoli venduti nel 2018 (la miglior crescita tra i principali gruppi automobilistici con un +3,2%). «La vicenda Renault dimostra che qualcosa si è mosso, che dunque Fca debba fare qualcosa per garantirsi un futuro in Europa», osserva un imprenditore, che aggiunge: «I coreani sarebbero un’opzione, rientrerebbero in Europa, e darebbero autonomia all’italia, facendo di Torino un presidio. E poi porterebbero un pezzo di mercato importante come la Russia e l’asia tutta».
Se il merger con Renault adombrava il rafforzamento del centro tecnico a scapito di quelli italiani di Fiat, un matrimonio con Hyundai potrebbe addirittura rispolverare alcuni marchi del Lingotto: «Hyundai padroneggia bene il mercato del rally e potrebbe rivitalizzare il nostro Lancia-. Fca un’alleanza deve farla e i coreani sono molto avanti sulle soluzioni tecnologiche», riflette un altro imprenditore.
Ma tra i fornitori piemontesi serpeggia anche un dubbio: la prossima proposta di matrimonio dovrà essere corroborata da tanto cash, dunque in casa Fiat potrebbero arrivare nuove cessioni come quelle di Magneti Marelli. Quella di Comau? «In un mercato che si riduce, sulle nuove tecnologie servono investimenti e con altri costruttori si possono condividere i costi delle piattaforme, come per altro stanno facendo anche molti fornitori aggregandosi fra loro». Volkswagen ad esempio da 6 anni usa la piattaforma unificata «Mqb» (Modularer Querbaukausten) che permette di costruire modelli diversi per brand e tipologia abbattendo così i costi. Cosa che invece non avviene a Mirafiori o negli altri impianti italiani Fiat, dove convivono più piattaforme.
Ecco perché in Amma qualcuno vorrebbe che il presidente Marsiaj incontrasse al più presto il numero uno di Fca, John Elkann. La cui agenda pare essere molto fitta, visto che il neogovernatore del Piemonte Alberto Cirio ha già chiesto un appuntamento e altrettanto ha fatto la sindaca Chiara Appendino.
Poi c’è chi ostenta anche sicurezza. «I grossi componentisti si sono mossi e sono andati a investire dove ci sono impianti e l’indotto cerca qualcuno che investa, sviluppi e produca a Torino».
Preparazione Potrebbero arrivare nuove cessioni come Comau per finanziare nuovi investimenti