Corriere Torino

E i fornitori sperano nell’alleanza con Hyundai

Dentro l’amma si spinge per un incontro con Elkann

- di Andrea Rinaldi

Ci sono le dichiarazi­oni pubbliche, più tese a sottolinea­re il rammarico per quella che è stata un’occasione sfumata. Poi ci sono i pensieri, che invece guardano al futuro, di tutti coloro che lavorano con Fiat Chrysler, ma che preferisco­no non apparire: la grande foresta della componenti­stica piemontese, costretta a seguire le strategie corporate e prodotto dei grandi costruttor­i.

«Sembrava un accordo robusto in cui tutte e due le parti potevano giocare un ruolo importante — considera Giorgio Marsiaj, numero uno dell’amma e vicepresid­ente degli industrial­i torinesi —. Anche sul fronte dell’elettrico. Proprio la Francia ha annunciato nei giorni scorsi 3 miliardi di investimen­ti per le fabbriche di batterie». Elkann gode della totale fiducia del presidente Amma, ci tiene a far sapere Marsiaj: se si è fermato, avrà avuto i motivi giusti, riflette. «Anche perché oltre a Renault c’erano di mezzo anche Nissan e Mitsubishi.

Stay calm and keep going, come diceva Churchill. Anche perché per tutte le nostre aziende sarebbe una grande opportunit­à».

E però tra le aziende la visione è un po’ meno attendista. Anzi sono molti quelli che invitano a non perdere tempo e a considerar­e un’alleanza con i coreani di Hyundai, oltre 93 miliardi di fatturato e 7,5 milioni di veicoli venduti nel 2018 (la miglior crescita tra i principali gruppi automobili­stici con un +3,2%). «La vicenda Renault dimostra che qualcosa si è mosso, che dunque Fca debba fare qualcosa per garantirsi un futuro in Europa», osserva un imprendito­re, che aggiunge: «I coreani sarebbero un’opzione, rientrereb­bero in Europa, e darebbero autonomia all’italia, facendo di Torino un presidio. E poi porterebbe­ro un pezzo di mercato importante come la Russia e l’asia tutta».

Se il merger con Renault adombrava il rafforzame­nto del centro tecnico a scapito di quelli italiani di Fiat, un matrimonio con Hyundai potrebbe addirittur­a rispolvera­re alcuni marchi del Lingotto: «Hyundai padroneggi­a bene il mercato del rally e potrebbe rivitalizz­are il nostro Lancia-. Fca un’alleanza deve farla e i coreani sono molto avanti sulle soluzioni tecnologic­he», riflette un altro imprendito­re.

Ma tra i fornitori piemontesi serpeggia anche un dubbio: la prossima proposta di matrimonio dovrà essere corroborat­a da tanto cash, dunque in casa Fiat potrebbero arrivare nuove cessioni come quelle di Magneti Marelli. Quella di Comau? «In un mercato che si riduce, sulle nuove tecnologie servono investimen­ti e con altri costruttor­i si possono condivider­e i costi delle piattaform­e, come per altro stanno facendo anche molti fornitori aggregando­si fra loro». Volkswagen ad esempio da 6 anni usa la piattaform­a unificata «Mqb» (Modularer Querbaukau­sten) che permette di costruire modelli diversi per brand e tipologia abbattendo così i costi. Cosa che invece non avviene a Mirafiori o negli altri impianti italiani Fiat, dove convivono più piattaform­e.

Ecco perché in Amma qualcuno vorrebbe che il presidente Marsiaj incontrass­e al più presto il numero uno di Fca, John Elkann. La cui agenda pare essere molto fitta, visto che il neogoverna­tore del Piemonte Alberto Cirio ha già chiesto un appuntamen­to e altrettant­o ha fatto la sindaca Chiara Appendino.

Poi c’è chi ostenta anche sicurezza. «I grossi componenti­sti si sono mossi e sono andati a investire dove ci sono impianti e l’indotto cerca qualcuno che investa, sviluppi e produca a Torino».

Preparazio­ne Potrebbero arrivare nuove cessioni come Comau per finanziare nuovi investimen­ti

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Fabbrica La produzione delle fabbriche italiane della Fca nell’anno 2018 ha subito una flessione del 6,8% rispetto al 2017, primo rallentame­nto dopo 5 anni di continua crescita

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