Corriere Torino

Nosiglia: «È un simbolo religioso e culturale Non può dare fastidio»

«Su queste tematiche si fa spesso harakiri»

- L. Cas.

«Il crocifisso fuorimoda?». A monsignor Cesare Nosiglia, dal 2010 alla guida dell’arcidioces­i di Torino, scappa un mezzo sorriso quando apprende della polemica sulla scelta della Asl To4 di ripristina­re i crocifissi nelle stanze di degenza dell’ospedale di Chivasso. E mentre sta per rientrare in curia, al termine di una conferenza stampa in centro città, subito cita la decisione della Corte di giustizia europea che, nel 2011, ha dato ragione all’italia sulla possibilit­à di esporre Gesù in croce nelle scuole pubbliche. «Una sentenza che dice con chiarezza che il crocifisso è un patrimonio della storia dell’europa e della sua gente».

E dunque, arcivescov­o, ogni polemica in merito è sterile?

«Ma sì. C’è stato questo pronunciam­ento che mi sembra netto».

Eppure, sui social, molti sostengono che si sia trattato di una scelta inopportun­a. Si sbagliano?

«Secondo me talvolta si esagera».

In che senso?

«Guardi, non sono né i musulmani né le persone di altre

religioni a non volere il crocifisso».

E quindi, secondo lei, chi è che solleva questi polveroni?

«Ma sono gli stessi italiani. Noi tendiamo troppo spesso a voler fare harakiri su queste tematiche. Per altro, le dirò di più».

Prego.

«Quella famosa sentenza della corte di Strasburgo ha rimarcato che il crocifisso non è più soltanto un simbolo religioso, come evidenteme­nte è, ma anche un simbolo culturale dell’europa. In quel caso, i giudici risposero al ricorso di una mamma di Padova che chiedeva alla scuola frequentat­a dai figli di rimuovere le effige religiose e assolsero l’italia dicendo che la presenza del crocifisso non influenzav­a gli alunni. Credo che questo si possa applicare anche in altri contesti».

Insomma, si tratta di qualcosa che va oltre il Dio in cui si crede?

«Sì. Io capisco le posizioni laiche o laiciste, ma allora che cosa dovremmo dire del fatto che ben sette Stati dell’unione europea hanno la croce addirittur­a nella loro bandiera nazionale? Non funziona nemmeno questo?».

Quindi crede che l’ospedale abbia fatto bene a risistemar­e le croci nelle camere di degenza in cui erano smarrite o rotte?

«Ripeto, io penso che il crocifisso sia un simbolo religioso e culturale che fa parte della nostra storia e che non infastidis­ca nessuno».

Cosa conta davvero?

«Ciò che ognuno di noi ha nel cuore, la Fede, anche se purtroppo ogni tanto anche chi si pronuncia devoto sembra perdere un po’ di vista quelli che sono i princìpi contenuti nelle sacre scritture».

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 ??  ?? ● Cesare Nosiglia, arcivescov­o di Torino
● Cesare Nosiglia, arcivescov­o di Torino

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