Gli amici a «Vivi»: come fai a restare nel Movimento?
Ferrero, l’unica Cinquestelle in valle «Sono con voi, ha sbagliato Roma»
In autostrada piove, ma all’arrivo a Venaus — la mattinata è scivolata via celebrando dieci matrimoni — il cielo è pulito. La consigliera del Movimento 5 Stelle Viviana Ferrero è l’unica della maggioranza Appendino ad essere salita ad «Alta Felicità», il festival No Tav. Con lei c’è la
figlia Arianna, che vive ad Amburgo: «La portavo qui quando era piccola, è un’emozione averla con me». Fiera, la presenta a tutti: «Ve la ricordate? Ora ha 29 anni». E così il cammino verso il cantiere diventa quasi una passeggiata di famiglia. Qualcuno la abbraccia, qualcun altro è più severo: «Non capisco come tu faccia a rimanere ancora lì». Lì è con il M5S. Ma Ferrero, o Vivi Rosso per gli amici, ha le idee chiare: «Rimango perché il Movimento fa parte della mia storia politica. E perché la vera lotta si fa dall’interno». Insieme a lei, però, non c’è nessun altro consigliere torinese. Chi non è venuto per preoccupazione, chi perché non voleva «provocare» i battaglieri: seguendo il suggerimento arrivato dalla prefettura, tutti hanno scelto di non salire per la marcia e il festival. «Ma io sono prima No Tav che grillina», sottolinea Ferrero. Che nonostante la crisi e il sì all’alta velocità del premier Conte non lascerà la maggioranza per essere «la spina nel fianco di Appendino». Perché, come diceva suo padre, «le cose puoi farle tu e soltanto tu, non puoi delegarle agli altri».
Pantaloni lunghi, canottiera bianca, sandali, il tocco di classe non manca: l’ombrello è vintage, di seta con la testa di un
anatroccolo sul manico: «Io sono per il riutilizzo delle cose. E il punto è tutto lì: il mio sogno é investire sulla vecchia linea e vedere la fine dei lavori entro la mia vita». Nonostante quello che sta succedendo a Roma, Vivi Rosso ci crede ancora: «Sono 25 anni che si parla di Tav, ci sono sette tracciati, io non credo si farà mai. Ma sono qui per rivendicare un modello di sviluppo. Non è più il periodo dei grandi interventi che durano decine di anni, fatti senza conoscere il territorio e senza indagarne le reali possibilità, ma della politica della prossimità, di trasporti pubblici locali efficienti, di mobilità sostenibile, di energia pulita e prodotta sul territorio». La passeggiata continua, ricordando come nel 2005 fece la liberazione dei territori con il suo professore di Filosofia: «Da lì la Tav fu tolta dalle leggi obiettivo». Qualcuno le chiede cosa succederà a Torino, «cosa state aspettando per andarvene», perché lei e gli altri dissidenti non mollino Appendino. Ma nessuno la contesta, anzi, volano abbracci. «Sono a casa mia». C’è il tempo per una chiacchierata sulla cucina abruzzese e la filosofia con il nuovo sindaco di Venaus, Avernino Di Croce. Poi l’incontro con lo storico No Tav Alberto Perino: i due parlano della cacciata dell’ex vicesindaco Guido Montanari, lui contesta l’ordinanza su Chiomonte «che di fatto rende i residenti e chi viene trovarli fuori legge perché attraversano il paese». Si torna indietro, i cancelli sono ancora lontani, meglio andare a fare un salto al campeggio. La distesa di tende la commuove: «È uno spaccato di mondo bellissimo». Il resto sono chiacchiere con vecchi amici, tra i quali il professore Ugo Mattei, un bicchiere di sangria e una certezza: «A chi mi dice che li abbiamo traditi, rispondo che Torino ha dato dei punti precisi al governo contro la Tav: aspettiamo ancora la risposta».