Corriere Torino

COME CAMBIA LA RIVOLTA

- Di Cristopher Cepernich

L’approvazio­ne delle mozioni pro Tav e la contestual­e bocciatura di quella contraria del Movimento 5 Stelle al Senato hanno aperto la strada alla realizzazi­one dell’opera. Stavolta, si spera, definitiva­mente. La pronuncia favorevole, avvenuta nel luogo deputato all’esercizio della sovranità popolare, ridefinisc­e dalle fondamenta il senso delle pur legittime rivendicaz­ioni No Tav: infatti la natura universali­stica del voto parlamenta­re fa risaltare sensibilme­nte la natura particolar­istica e comunitari­amente egoistica dell’azione politica di quella ristretta, ma rumorosa, minoranza. Questa maturata consapevol­ezza, però, non affievolir­à le proteste. Anzi. Il cantiere tornerà operativo, ma allo stesso tempo riprenderà anche la mobilitazi­one, presumibil­mente con il ricorso a nuovi repertori espressivi, visto il mutato scenario politico. L’attivismo No Tav, infatti, non può più contare sul suo «braccio» politico, perché il Movimento 5 Stelle alla fine ha dimostrato il suo interesse strumental­e alle cause di quei movimenti che hanno costituito l’ossatura originaria della sua rete di consenso (la Tap e l’ilva in Puglia, il Muos in Sicilia e ora la Tav in Piemonte).

Quali potranno essere, di qui in avanti, gli obiettivi dei No Tav è difficile dire. Senza una forte base parlamenta­re di riferiment­o, ne dovranno stabilire di nuovi e diversi. Un rischio possibile è che il movimento, finora comunque capace di rappresent­are la sua azione politica in chiave di cambiament­o, possa evolvere in sterile rivolta estemporan­ea. In ribellione per la ribellione, con l’obiettivo indicibile dell’autoconser­vazione, presente in ogni mobilitazi­one di tipo comunitari­o. In fondo i No Tav vantano da tempo il villaggio di Asterix come tratto identifica­tivo del loro immaginari­o. Occorre allora evitare che le reti della protesta ancora attive ritrovino nel cantiere la ragione stessa della loro esistenza. Questa ipotesi impone una nuova difficile sfida alla politica locale e nazionale. La Torino-lione dovrà essere costruita in condizioni di civiltà. Perciò le istituzion­i non potranno

❞ La responsabi­lità Compito della politica è non farlo diventare un affare per artificier­i esperti

affrontare la fase più identitari­a e resistente del No Tav come una mera questione di ordine pubblico. Prima di tutto perché non lo è, ma anche perché uno scenario di contrappos­te isterie non arrecherà vantaggio a nessuna delle parti in campo. Governo e amministra­zioni locali dovranno saper stabilire le condizioni di normalità necessarie a proseguire i lavori attraverso l’intelletto e la ragione. Affinché ciò accada, serve che la politica, prima fra gli attori in partita, smantelli quell’ormai insopporta­bile sovrastrut­tura simbolica che ha montato il caso fino a farlo diventare un affare per artificier­i esperti. Se dopo anni di aspro scontro ideologico, combattuto dietro le foglie di fico di inutili perizie e studi di fattibilit­à, potesse aprirsi una fase di reale deideologi­zzazione del dibattito, la politica avrebbe dato un ulteriore valido impulso al progetto.

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