I tesori di carta della collezione Cerruti
Non solo dipinti, sculture e oggetti d’arredo. Nella preziosa collezione di Francesco Federico Cerruti, il cui valore stimato è di oltre 600 milioni di dollari e che è custodita nella sua villa di Rivoli, oggi accessibile al pubblico grazie alla convenzione con il Castello di Rivoli, si possono ammirare libri e legature pari, in qualità, alle più celebri opere d’arte. Come il Libro d’ore del Maestro del Polycratique de Charles V di fine ‘300 o l’atlas Maior di Willem e Joan Blaeu del ‘600.
Di Francesco Federico Cerruti è stato detto quasi tutto. Che era un collezionista raffinato e dalle scelte infallibili, un imprenditore di successo che ha creato una delle più preziose collezioni in Italia e nel mondo, un uomo che ha vissuto nell’ombra per tutta la vita mostrando le sue opere a pochissimi eletti e che ha dormito una sola notte nella sua villa di Rivoli, oggi Collezione Cerruti accessibile al pubblico grazie alla convenzione con il Castello di Rivoli. Il New York Times — nel 2017 e dunque ben prima dell’apertura alle visite, lo scorso 4 maggio — valutava i suoi beni in circa 600 milioni di dollari, ma si immagina che il valore reale sia ben superiore: basti pensare agli straordinari dipinti di Fra’ Galgario, Dosso Dossi, Pontormo e Batoni, fino a Picasso e Francis Bacon.
Ma Cerruti era anche un appassionato bibliofilo che, parallelamente alla sua attività di
rilegatore, ha collezionato libri e legature preziose pari, in qualità, alle più celebri opere d’arte. La rilevanza di questi pezzi è stata confermata, durante la sua recente visita a Rivoli, da una delle massime autorità nel campo, Mirjam Foot, già direttrice delle Collezioni della British Library di Londra.
Tra i pezzi più significativi, un’edizione di «À la recherche du temps perdu» di Marcel Proust in tredici tomi con la legatura Art Déco di Paul Bonet è esposta accanto ai cinque volumi della Bibbia illustrata da Salvador Dalì (1967), custoditi nel loro mobiletto originale. Ma il vertice è raggiunto probabilmente dagli undici volumi dell’atlas Maior di Willem e Joan Blaeu, i grandi tipografi olandesi (autori anche del celebre «Theatrum Sabaudiae») che vollero raccogliere (negli anni 1642-44 e 1662-65) le rappresentazioni delle terre allora conosciute, in 594 mappe e tremila pagine di testo.
«I Capricci» di Goya, datata 1816, è la serie di ottanta tavole raffiguranti i vizi e le superstizioni umane diffuse nella Spagna dell’epoca (e non solo), realizzate con le tecniche dell’acquatinta. Cerruti decide di farle rilegare, nel 2010, dal torinese Luciano Fagnola in marocchino nero. Nello studio del collezionista fanno bella mostra di sé il «Libro d’ore» (1395-1415), una raccolta di preghiere, salmi e testi devozionali, opera del Maestro del Polycratique de Charles V e di miniatori della botte
Il simbolo Nella casa-museo si può ammirare anche il San Girolamo di Dossi, patrono dei bibliofili
ga del Maestro di Boucicaut. Nello stesso studio sono gli «Atti del Concilio di Costanza», che potrebbe essere appartenuto a Robert Hoe, fondatore del Grolier Club. Infine la «Hypnerotomachia Poliphili», libro pregiatissimo del 1499, con legatura parigina e fregio di semplici intrecci, losanghe e rettangoli sovrapposti. E naturalmente, a casa di un vero bibliofilo non può mancare San Girolamo, l’eremita e patrono degli eruditi e dei bibliofili, ritratto da Dosso Dossi nel magnifico dipinto esposto nella Sala della Musica, sopra il pianoforte. Un’opera del 1528 che raffigura il protettore di quei libri che Cerruti amò con passione pari a quella riservata ai preziosi dipinti, sculture e arredi per i quali è ormai celebre nel mondo.
Il Libro d’ore, la Bibbia di Dalì e l’atlas Maior: ecco i tesori del collezionista da scoprire tra le opere d’arte nella villa di Rivoli