Mx, Sparta e gli altri ballerini urbani
Dieci anni fa hanno dato vita ai «Double Struggle», crew che riunisce i migliori
Immaginate un muro scrostato con qualche graffito, aggiungeteci uno stereo che pompa musica ritmata e dei ballerini che si muovono a scatti, che ruotano su schiena e testa, per poi lanciarsi in aria e atterrare. Avete davanti i «Double Struggle», una crew torinese di street dance, nata dieci anni fa nel capoluogo piemontese e che oggi può contare tra i migliori ballerini urbani d’italia. Gli stili di danza variano dall’hip hop dance,
al breaking passando per il popping e l’house dance. Il gruppo nasce intorno alla passione di Simone Costantini, in arte «Mx», e Francesco De Luca, «Sparta». L’hip hop è musica popolare, nata nelle strade, consumata su quegli stessi marciapiedi e rivolta a chi in strada ha imparato a vivere, è legata al territorio urbano e il suo messaggio è connesso alla cultura dei margini. Racconta Costantini: «Torino è da sempre una delle capitali hip hop in Italia».
Immaginate un muro scrostato con qualche graffito, aggiungeteci uno stereo che pompa musica ritmata e un gruppo di ballerini che si muovono a scatti, che ruotano facendo perno sulla schiena e sulla testa, per poi lanciarsi in aria e atterrare con una schiacciata. Avete davanti i «Double Struggle», una crew torinese di street dance, nata dieci anni fa nel capoluogo piemontese e che oggi può contare tra i migliori ballerini urbani d’italia. Gli stili di danza variano dall’hip hop dance, al breaking passando per il popping e l’house dance. Il gruppo nasce intorno alla passione di Simone
Costantini, in arte «Mx», e Francesco De Luca, «Sparta». L’hip hop è musica popolare, nata nelle strade, consumata su quegli stessi marciapiedi e rivolta a chi in strada ha imparato a vivere, è legata al territorio urbano e il suo messaggio è connesso alla cultura dei margini. Racconta Costantini: «Torino è da sempre una delle capitali hip hop in Italia. A livello underground è sempre stata presente sulla mappa della musica internazionale. Abbiamo scelto il nome “Double Struggle” perché nello slang americano struggle vuole dire lotta e double, doppia, a significare che ci mettiamo il doppio dell’impegno per la nostra passione».
Una passione che si condivide insieme all’anergia, in cerchio, con i partecipanti che a turno guadagnano il centro della scena. Ci sono poi le gare, le battle, vere e proprie battaglie, in cui i ballerini hip hop si affrontano a colpi di danza. Torino è una città fertile per i nuovi talenti, c’è una generazione di street dancer che si sta facendo conoscere anche a livello internazionale. Tra questi astri nascenti c’è Federico Tarabbia, «Phex», 22enne di Alpignano. Finalista e vincitore di vari contest, si esibisce in spettacoli televisivi, teatrali e videoclip. Un altro dei «Double Struggle», che ha già conosciuto le luci della ribalta, è Antonio Cinque, «X Five». Ha vent’anni, un passato nella danza classica e un numero impressionante di vittorie e ora fa il ballerino nella serie tv Disney «Penny on Mars».
Oggi questo genere di ballo va molto di moda tra i più giovani e come tutti i linguaggi di strada affascina i figli di immigrati. Le giovani seconde generazioni usano i linguaggi dell’hip hop e del rap per raccontare l’emigrazione. E a Torino attrae i figli degli ultimi arrivati, che sognano di ottenere così il successo e il riscatto sociale. Il corpo viene utilizzato da questi ragazzi come strumento di affermazione, un’energia vitale liberata ed esibita per rivendicare il proprio posto nel mondo. Nel 2011, in piazza Castello, viene organizzato per la prima volta il «Best Flow», un evento autogestito e pensato per far esprimere quei ballerini di strada che non avevano mai avuto la possibilità di iscriversi a una scuola di danza. «Piazza Castello — racconta Ivan Kapalala, «Milo», rapper torinese originario del Congo — è sempre stata un punto di ritrovo per l’hip hop, soprattutto per i ragazzi di origine straniera. Ci si ritrovava in piazza e si faceva freestyle con una cassa». L’hip hop è stato adottato
Passione ed energia Sono tutti in cerchio e a turno si va in centro Poi ci sono le gare, le sfide a colpi di danza
Il linguaggio È un codice espressivo, una cultura antagonista adottata dai giovani di tutto il mondo
come codice espressivo e come cultura antagonista dai giovani di tutto il mondo. In diversi paesi europei l’hip hop diviene il luogo della sintesi di nuove identità urbane prodotte dall’emarginazione. È anche uno strumento per il riconoscimento reciproco delle minoranze e per l’opposizione alla cosiddetta cultura dominante. Sono modelli culturali globali, che si adattano bene ai bisogni espressivi locali. Conclude Milo: «L’hip hop è la musica di questo momento ed è un po’ il collante fra le seconde generazioni e i ragazzi di origine italiana. Per questo organizziamo laboratori di danza hip hop nelle scuole, per sensibilizzare i ragazzini su questi temi. Grazie all’arte e alla musica si creano dei ponti, che permettono di andare oltre le differenze».
Double Struggle è una crew torinese di street dance nata 10 anni fa: «Questa è da sempre una delle capitali della musica underground»