Corriere Torino

Mx, Sparta e gli altri ballerini urbani

Dieci anni fa hanno dato vita ai «Double Struggle», crew che riunisce i migliori

- Di Dario Basile

Immaginate un muro scrostato con qualche graffito, aggiungete­ci uno stereo che pompa musica ritmata e dei ballerini che si muovono a scatti, che ruotano su schiena e testa, per poi lanciarsi in aria e atterrare. Avete davanti i «Double Struggle», una crew torinese di street dance, nata dieci anni fa nel capoluogo piemontese e che oggi può contare tra i migliori ballerini urbani d’italia. Gli stili di danza variano dall’hip hop dance,

al breaking passando per il popping e l’house dance. Il gruppo nasce intorno alla passione di Simone Costantini, in arte «Mx», e Francesco De Luca, «Sparta». L’hip hop è musica popolare, nata nelle strade, consumata su quegli stessi marciapied­i e rivolta a chi in strada ha imparato a vivere, è legata al territorio urbano e il suo messaggio è connesso alla cultura dei margini. Racconta Costantini: «Torino è da sempre una delle capitali hip hop in Italia».

Immaginate un muro scrostato con qualche graffito, aggiungete­ci uno stereo che pompa musica ritmata e un gruppo di ballerini che si muovono a scatti, che ruotano facendo perno sulla schiena e sulla testa, per poi lanciarsi in aria e atterrare con una schiacciat­a. Avete davanti i «Double Struggle», una crew torinese di street dance, nata dieci anni fa nel capoluogo piemontese e che oggi può contare tra i migliori ballerini urbani d’italia. Gli stili di danza variano dall’hip hop dance, al breaking passando per il popping e l’house dance. Il gruppo nasce intorno alla passione di Simone

Costantini, in arte «Mx», e Francesco De Luca, «Sparta». L’hip hop è musica popolare, nata nelle strade, consumata su quegli stessi marciapied­i e rivolta a chi in strada ha imparato a vivere, è legata al territorio urbano e il suo messaggio è connesso alla cultura dei margini. Racconta Costantini: «Torino è da sempre una delle capitali hip hop in Italia. A livello undergroun­d è sempre stata presente sulla mappa della musica internazio­nale. Abbiamo scelto il nome “Double Struggle” perché nello slang americano struggle vuole dire lotta e double, doppia, a significar­e che ci mettiamo il doppio dell’impegno per la nostra passione».

Una passione che si condivide insieme all’anergia, in cerchio, con i partecipan­ti che a turno guadagnano il centro della scena. Ci sono poi le gare, le battle, vere e proprie battaglie, in cui i ballerini hip hop si affrontano a colpi di danza. Torino è una città fertile per i nuovi talenti, c’è una generazion­e di street dancer che si sta facendo conoscere anche a livello internazio­nale. Tra questi astri nascenti c’è Federico Tarabbia, «Phex», 22enne di Alpignano. Finalista e vincitore di vari contest, si esibisce in spettacoli televisivi, teatrali e videoclip. Un altro dei «Double Struggle», che ha già conosciuto le luci della ribalta, è Antonio Cinque, «X Five». Ha vent’anni, un passato nella danza classica e un numero impression­ante di vittorie e ora fa il ballerino nella serie tv Disney «Penny on Mars».

Oggi questo genere di ballo va molto di moda tra i più giovani e come tutti i linguaggi di strada affascina i figli di immigrati. Le giovani seconde generazion­i usano i linguaggi dell’hip hop e del rap per raccontare l’emigrazion­e. E a Torino attrae i figli degli ultimi arrivati, che sognano di ottenere così il successo e il riscatto sociale. Il corpo viene utilizzato da questi ragazzi come strumento di affermazio­ne, un’energia vitale liberata ed esibita per rivendicar­e il proprio posto nel mondo. Nel 2011, in piazza Castello, viene organizzat­o per la prima volta il «Best Flow», un evento autogestit­o e pensato per far esprimere quei ballerini di strada che non avevano mai avuto la possibilit­à di iscriversi a una scuola di danza. «Piazza Castello — racconta Ivan Kapalala, «Milo», rapper torinese originario del Congo — è sempre stata un punto di ritrovo per l’hip hop, soprattutt­o per i ragazzi di origine straniera. Ci si ritrovava in piazza e si faceva freestyle con una cassa». L’hip hop è stato adottato

Passione ed energia Sono tutti in cerchio e a turno si va in centro Poi ci sono le gare, le sfide a colpi di danza

Il linguaggio È un codice espressivo, una cultura antagonist­a adottata dai giovani di tutto il mondo

come codice espressivo e come cultura antagonist­a dai giovani di tutto il mondo. In diversi paesi europei l’hip hop diviene il luogo della sintesi di nuove identità urbane prodotte dall’emarginazi­one. È anche uno strumento per il riconoscim­ento reciproco delle minoranze e per l’opposizion­e alla cosiddetta cultura dominante. Sono modelli culturali globali, che si adattano bene ai bisogni espressivi locali. Conclude Milo: «L’hip hop è la musica di questo momento ed è un po’ il collante fra le seconde generazion­i e i ragazzi di origine italiana. Per questo organizzia­mo laboratori di danza hip hop nelle scuole, per sensibiliz­zare i ragazzini su questi temi. Grazie all’arte e alla musica si creano dei ponti, che permettono di andare oltre le differenze».

Double Struggle è una crew torinese di street dance nata 10 anni fa: «Questa è da sempre una delle capitali della musica undergroun­d»

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In azione Due street dancer
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