Guido tra le lotte operaie e il terrorismo Una vita intera trascorsa per le notizie
Il giornalismo era sempre stato la sua vita. Tanto da trasmettere il suo amore per le notizie alla figlia Giovanna. Guido Boursier è morto a Torino, nella sua casa di lungo Po Antonelli. Aveva 80 anni ed era malato da tempo. «Aveva raccontato delle lotte operaie e del terrorismo — dice l’amico e collega Orlando Perera — e poi si era occupato delle pagine culturali della redazione piemontese della Rai. Dopo la pensione, si era impegnato nella gestione del Teatro Stabile torinese».
«Era un collega e amico — aggiunge Perera — con il quale per quindici anni ho condiviso la stessa scrivania, io da un lato lui dall’altro, nella redazione Rai di via Verdi a Torino. Ricordo gli anni
vissuti insieme, le ore a chiacchierare, a confrontarci sul lavoro, a mandarci a quel paese. Un giorno gli ho detto: “Sei il mio maestro, pensa come sono messo male”. Tra noi era così, il sentimento nascosto dietro il pudore dello sfottò. Ma davvero mi ha insegnato tante cose»’. Eccellente professionista, era un intellettuale schivo e rigoroso, com’erano i comunisti dell’epoca. Torinese purosangue, aveva cominciato negli anni Sessanta su un giornale cattolico, che si chiamava «L’italia», diretto dall’indimenticabile don Peradotto. Poi era passato alla «Gazzetta del Popolo» di Giorgio Vecchiato. Poi ancora al Radio Corriere. Infine, verso la metà degli anni Settanta, Giancarlo Carcano lo fece entrare nella redazione Rai di Torino. «Erano gli anni Ottanta — continua Perera —, lui si occupava di Fiat, sempre dalla parte dei lavoratori, e di terrorismo, e anch’io, lì ho imparato. Però aveva presto cominciato a manifestare una certa insofferenza per la routine della redazione e alla fine andò in pensione anticipata nel 1995». Lascia la sua adorata Jasenka e i figli Giovanna e Nicola.