Movida abusiva, il Comune segnala alla Procura i dehors fuorilegge
Lo sfogo dell’assessore Sacco: «Con il nuovo regolamento non sarebbe successo, ma abbiamo perso tempo in polemiche»
Nel marzo del 2017, durante un acceso dibattito in Sala Rossa, l’allora assessore al Suolo pubblico Sergio Rolando si rivolse al consigliere dei Moderati Silvio Magliano e spiegò che «il 10 per cento dei 2.078 dehors presenti in città è irregolare». Al centro dello scontro tra maggioranza e opposizione erano finite le quattro ordinanze di sequestro notificate nei giorni precedenti ad altrettanti locali di piazza Solferino, puniti per aver trasformato i propri spazi all’aperto in padiglioni completamente chiusi. Strutture modificate nel tempo, come quelle di cui si parla adesso nelle denunce consegnate nei giorni scorsi all’aggiunto Enrica Gabetta, il magistrato che guida il pool «Pubblica amministrazione» della Procura di Torino. Segnalazioni, una ventina in tutto, che riguardano installazioni che presenterebbero «difformità» rispetto al progetto originale.
Le denunce giunte sul tavolo del magistrato — che dovrà adesso valutarle e poi eventualmente assegnarle ai propri sostituti — sono il risultato dei controlli svolti dai tecnici del Comune e dagli agenti del Nucleo Tributi della polizia municipale durante
l’estate. I titolari dei locali finiti sotto la lente della magistratura avrebbero modificato irregolarmente i propri dehors, sollevando pareti su tutti e quattro i lati della struttura e trasformando così i caratteristici spazi all’aperto in vere e proprie stanze chiuse. Aumentando, di conseguenza, la superficie coperta. E realizzando un abuso edilizio. Che, se accertato, costringerà i commercianti ad abbattere la struttura o a riportarla nelle condizioni di partenza. Le presunte violazioni segnalate dagli agenti della polizia municipale riguarderebbero sia locali del centro della città sia bar che sorgono in quartieri più o meno periferici.
Per l’assessore al Commercio del Comune di Torino, Alberto Sacco, «il nuovo regolamento, diversamente da quello vecchio, permette di avere i padiglioni chiusi su quattro lati anche in cinque piazze auliche del centro; e in tutta l’area Zucs i proprietari dei locali potranno avere una nuova fattispecie “di mezzo” tra la struttura complessa e il dehors semplice, con il permesso a costruire. Ora è tutto normato. Ecco perché — conclude — mi dispiace che l’entrata in vigore del nuovo regolamento sia stata ritardata da polemiche inutili».
Bisognerà quindi attendere il 1° gennaio 2020 perché le nuove norme approvate dalla Giunta a fine luglio diano finalmente il via libera alla rivoluzione dei dehors a Torino, mettendo probabilmente fine alle infinite diatribe tra l’amministrazione comunale e i commercianti. Questi ultimi avranno quindi tre anni di tempo per mettersi in regola. Dopo di che, tutti i dehors cittadini, vecchi e nuovi, dovranno rispettare il regolamento. Se le vecchie norme vietano la realizzazione di «padiglioni» nel centro storico di Torino, il nuovo piano — concordato anche con la Sovrintendenza, — autorizza invece la realizzazione di «padiglioni» in cinque piazze storiche della città.
E fra le novità presentate dal Comune c’è naturalmente anche quella che prevede di realizzare dehors parzialmente chiudibili, «previa acquisizione di titolo edilizio — è quel che si legge nella delibera approvata un paio di mesi fa dalla Giunta — e fatte salve le necessarie limitazioni a tutela della corretta visibilità degli edifici e fruibilità degli assi prospettici che storicamente caratterizzano l’architettura e l’urbanistica cittadina».