Corriere Torino

Tredici passi nell’arte

Dai dipinti di Salvo alle provocazio­ni di Andrea Villa Giovedì sera le gallerie torinesi si mettono in mostra

- Paolo Morelli

Due compleanni importanti segnano l’edizione 2019 di Ouverture, inaugurazi­one coordinata di 13 gallerie torinesi, che apriranno le porte giovedì 19 settembre, dalle 18 alle 22. Il primo anniversar­io è della manifestaz­ione, organizzat­a dall’associazio­ne Tag — Torino Art Galleries, che compie dieci anni. L’altra ricorrenza riguarda la galleria Alberto Peola, che festeggia

30 anni di attività. Qui, Francesca Commisso ha curato «Trenta volte settembre», collettiva che inaugura la 30esima stagione espositiva della galleria. Sono stati coinvolti artisti che da sempre collaboran­o con la Alberto Peola, come Martin Creed, oppure Michale Rakowitz e Lala Meredith-vula. I temi trattati sono diversi, dall’archivio come fonte e dispositiv­o formale (in Cosimo Veneziano) a questioni politiche e sociali legate all’identità (nelle ricerche di Emily Jacir).

Sul piano dell’identità, ma da tutt’altra prospettiv­a, si muove Giovanni Gastel, considerat­o tra i maggiori interpreti della fotografia italiana contempora­nea. La sua personale «The Body», sulla femminilit­à, sarà alla galleria Photo & contempora­ry, che presenterà anche il suo libro d’artista dal quale prende il nome la mostra.

Il corpo e l’aspetto sono al centro anche della mostra alla Weber & Weber, dove Pietro Campagnoli presenta tre sculture in resina e otto quadri con drappeggi in gesso e legno. L’idea della mostra, «Mutatio tempore», è rappresent­are la staticità dei soggetti e il movimento dei teli che li ricoprono, dualità che richiama l’intrecciar­si di questi due stati nella vita umana.

Un altro contrasto ispira «Ending» di Paolo Consorti, alla Galleria Gagliardi e Domke. Qui si affronta il rapporto tra uomo e natura. Ed è così che lo sguardo, dalle questioni più «umane» si sposta all’ambiente.

È il caso dell’artista romena Zamfira Facas, che da Febo e Dafne espone «Trasformaz­ioni», risultato di una ricerca condotta sul fiume Danubio. Partendo da geomorfolo­gia e storia, l’artista ne analizza cultura e mitologia.

Lo sguardo, però, si allarga ancora. L’artista georgiana Irina Gabiani porta da Raffaella De Chirico «Across the Universe», con disegni, pitture, installazi­oni e performanc­e, dove il protagonis­ta è l’universo, inteso come «grande organismo».

La visione di Gabriel Serra, già esposto alla Franco Noero con «Subito dopo l’oggetto più distante», è invece quella del cosmo come archetipo, vera origine della creatività, vista come speciale condizione umana. È un concetto più astratto ma ancora tangibile, un po’ come le «strutture» di Paolo Cirio alla galleria Giorgio Persano. In «Systems of Systems», l’artista trasforma i processi della società dell’informazio­ne in oggetti estetici.

Un altro maestro della trasformaz­ione è Andrea Villa. Il misterioso artista inaugura una personale alla galleria Riccardo Costantini, dal titolo «Salotto borghese, Italia agli immigrati».

La galleria Norma Mangione, invece, espone 24 dipinti di Salvo realizzati fra il 1982 e il 2014, allestiti in senso orario seguendo tutte le ore di una giornata, per sottolinea­re così la centralità della sua ricerca sulla luce.

Completano il programma di Ouverture 2019 la mostra «Sperimenta­le» di Fabrizio Plessi da In Arco, Caitlin Cherry con «Noisyboy» alla Luce Gallery (il 26 settembre) e «Space Earth» di Richard Long alla Tucci Russo.

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