Corriere Torino

Il salto di Colaci È il primo che saluta FI e va con Renzi

La scelta di Colaci, primo dell’area moderata

- Di Giulia Ricci

«Forza Italia non è più il partito liberale in cui credevo, si è appiattito sulle idee di una destra che non mi piace». Michele Colaci, imprendito­re immobiliar­e, è il primo amministra­tore locale azzurro che seguirà Matteo Renzi nell’avventura politica di Italia viva. Entrato in Forza Italia nel 2000 occupandos­i della candidatur­a a sindaco di Torino di Roberto Rosso: poi un passaggio nei Moderati e infine di nuovo da Silvio Berlusconi. Colaci ora siede tra le fila dell’opposizion­e a Rivalta, dove è stato candidato sindaco. Ieri sera il suo annuncio in Consiglio comunale.

«Forza Italia non è più il partito liberale in cui credevo, si è appiattito sulle idee di una destra che non mi piace». Michele Colaci, imprendito­re immobiliar­e, è il primo amministra­tore locale azzurro che seguirà Matteo Renzi. Entrato in Fi nel 2000 occupandos­i della candidatur­a a sindaco di Torino di Roberto Rosso, un passaggio nei Moderati e poi di nuovo da Silvio Berlusconi, ora siede tra le fila dell’opposizion­e a Rivalta, dove ieri sera ha dato l’annuncio in Consiglio: «Per ora sarò in una lista civica, che diventerà Italia Viva dopo la Leopolda». Colaci, come mai questa scelta?

«Sono una persona abituata a confronti aspri e duri, ma non mi piace questo imbarbarim­ento del centrodest­ra, schiacciat­o sulle idee di Salvini e Meloni. Le ricette economiche sono incomprens­ibili o nulle, come l’idea di stampare nuove banconote. E non credo nella politica degli insulti».

Perché vent’anni fa scelse Forza Italia?

«Berlusconi riusciva a rappresent­are le nostre politiche liberali che mettevano l’individuo e l’impresa al centro. Rimane un grande leader, ma il problema è chi è intorno a lui, che sta facendo più una politica “conservati­va” del proprio posto, piuttosto che dare una prospettiv­a a questo partito». Quindi ha scelto Renzi…

«Condivido la riforma della giustizia, siamo garantisti. E penso che il Job Acts abbia portato grandi benefici alle aziende e ai lavoratori. Non capisco più, invece, le scelte del mio partito, come quella

sull’autonomia: ma tanto ormai ogni decisione viene presa dall’alto, senza parlare con gli amministra­tori locali». Qualcuno la seguirà nel nuovo gruppo?

«Per ora no, ma in molti ci stanno pensando. Io non raccolgo ma accolgo chiunque voglia stare con me, come continuerò a provare stima per chi rimane». Perché nessuno si è ancora esposto?

«Io credo che nella vita il coraggio e la capacità di essere leader non si possano imparare.

Non escludo che qualcuno stia valutando, sicurament­e prevedo che nell’arco dei prossimi mesi molti li ritroverò: non è quindi un addio, ma un arrivederc­i». Prova un po’ di tristezza?

«Solo per le persone. Io la politica l’ho sempre intesa come un gruppo di amici, con cui ho fatto un sacco di cose che vanno al di là. Ecco perché ho fatto loro una promessa: le nostre cene insieme continuere­mo a farle».

Non mi piace questo imbarbarim­ento della coalizione, schiacciat­a su Salvini e Meloni. Le ricette economiche come stampare moneta, sono nulle

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