Corriere Torino

«Caro Marnati, ora tocca a lei fare rinunce per salvare l’ambiente» I giovani attivisti di Fridays for Future ieri in piazza Hanno manifestat­o contro l’assessore regionale

- Chiara Sandrucci

L’assessore ai ragazzi

«È giusto promuovere la sensibilit­à ecologica, ma dovete dire no ai privilegi di cui usufruite»

«Caro assessore Marnati, si vede che non ci conosce». Comincia così la lettera che i ragazzi di Fridays For Future hanno letto ieri in piazza Castello, davanti alla sede della Regione, durante l’abituale presidio del venerdì. È una prima risposta alle parole pronunciat­e dall’assessore regionale all’ambiente al termine del dibattito in Consiglio regionale di martedì scorso in cui non è stata approvata la dichiarazi­one di emergenza climatica. «Ai ragazzi del Fridays For Future dico che è giusto promuovere la sensibilit­à ambientale, ma questo ha un costo: e questo costo si chiama rinuncia — aveva detto Matteo Marnati —. Rinuncia agli oggetti di lusso, all’utilizzo di materiali inquinanti e ai privilegi di cui oggi usufruite». Il movimento, dopo aver abbandonat­o l’aula, non l’ha presa bene. Oltre alla lettera aperta, sta preparando ulteriori azioni di protesta. «Forse lei non sa a cosa molti di noi hanno rinunciato», hanno scritto i ragazzi, elencando tra le rinunce la leggerezza della plastica, la comodità dell’auto, la velocità dell’aereo, il consumo di carne e prodotti esotici, i prezzi ridotti del «Fast Fashion», persino gli assorbenti usa e getta.

«Ogni tanto però ci fermiamo a pensare: questo basterà? I nostri sacrifici, che esistono, porteranno a qualcosa? La risposta è no — hanno proseguito i ragazzi —. No, perché ci sarà qualcuno che renderà vane le nostre rinunce. No, perché le piccole azioni non possono nulla contro le grandi azioni. No, perché il 71% dell’inquinamen­to è causato da 20 grandi industrie. Ciò su cui si deve agire non è il restante 29». Le rinunce concrete

sono state trascritte ieri su una tovaglia rossa, al centro di un girotondo. Una tovaglia che verrà strappata nelle prossime manifestaz­ioni, per dimostrare che quelle azioni non bastano. Ma ci sono anche le rinunce meno tangibili. «Abbiamo detto no, oltre che ad agi concreti, anche al nostro tempo — hanno sottolinea­to, riprendend­o un concetto già espresso da Greta

Thunberg all’onu —. Abbiamo rinunciato alla nostra adolescenz­a, alla nostra infanzia, per poter combattere per il futuro delle generazion­i che verranno».

La lettera si conclude con una provocazio­ne. «E voi a cosa siete disposti a rinunciare?». Nel mirino dei ragazzi ieri non c’è stata solo la Regione, ma anche il governo e il decreto clima «sventolato come se fosse la salvezza per l’umanità» appena approvato. «Non chiamatelo decreto clima, perché non è degno di questo nome», ha sostenuto il movimento torinese, che non ritiene si possa fronteggia­re l’emergenza climatica con un finanziame­nto di 450 milioni

di euro in tre anni. Appena il 4% della Germania che, da sola, stanzia 54 miliardi e introduce anche la carbon tax.

Rivolgendo­si al premier Conte, i «Fridays» chiedono il taglio dei combustibi­li fossili, un Comitato interminis­teriale sui cambiament­i climatici e si domandano perché «continua a essere più convenient­e andare da Torino a Napoli in aereo piuttosto che in treno». Domenica le loro bandiere sventolera­nno alla marcia «Cammino della speranza» con i leader degli indigeni dell’amazzonia in Italia per la campagna «Sangue indigeno, non una goccia di più». On line

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Protesta Due momenti del raduno dei ragazzi dei Fridays for Future ieri in piazza Castello davanti alla sede della Regione
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