Se D’artagnan come Totò è un uomo di mondo
Quando Totò affermò di essere un uomo di mondo perché aveva fatto il militare a Cuneo era serissimo. Essendo come tutti sappiamo un discendente di nobilissime famiglie, il suo nome per esteso era infatti Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio, altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo — è già questo pare uno scherzo sublime, ma lui ci teneva tanto —, aveva a cuore la Storia patria. Avrebbe immaginato che altri illustri predicati europei lo avevano preceduto nell’uso di mondo cuneese? Non ci è dato sapere, ma immaginiamo che oggi sarebbe contentone di apprendere che, grazie alla sua rivelazione, verrà oggi premiato a Cuneo nientepopodimeno che D’artagnan! Sì, proprio il prode Moschettiere del Re che da sempre non solo rileggiamo con rinnovato piacere, ma che ci viene riproposto al cinema con nuovi remake almeno ogni cinque anni (poche idee di produzione oppure il personaggio è una tale icona da affascinarci ogni volta sbancando il botteghino?). Personaggio, poi. Dumas padre — che forse è passato anch’egli da Cuneo, magari soggiornando a Frabosa, chissà — s’era ispirato per il più celebre dei suoi protagonisti a un personaggio reale (alè, un’altra sfilza di nomi): Charles de Batz de Castelmore, conte d’artagnan, (Lupiac, 23 giugno 1615 – Maastricht, 25 giugno 1673). Infatti nel 1631, mentre a Torino infuriava la peste, nella più sicura Cherasco fu siglato il famoso Trattato di Pace detto appunto di Cherasco alla presenza degli Ambasciatori delle potenze europee ospitati dal duca di Savoia. La pace chiudeva la fine della guerra di successione di Mantova e Monferrato riconoscendo finalmente una bella fetta delle terre monferrine ai Savoia (oltre che Alba e Trino) in cambio (ahimè, si lamentarono i dignitari savoiardi) di Pinerolo, appetitoso punto strategico che andò alla Francia. La faccenda del Trattato andò per le lunghe, non proprio come quelle di oggi ma siamo lì, e i Savoia non perdettero tempo, mentre c’erano, a ospitare con lusso e dovizia di festeggiamenti i partner europei. L’ambasciatore francese Abèl de Servient, membro del Consiglio di Stato di Luigi XIII (ah, i francesi, sempre i soliti) arrivò con una smisurata corte diplomatica e militare della quale facevano parte le migliori squadre, cioè i Moschettieri del Re. Ci siamo. Se le date concordano, e a detta di minuziosi studi storici concordano, un giovanissimo D’artagnan già in carriera era tra loro. Ed ecco il premio, accompagnato da una spiritosa vignetta «Uno per Totò e Totò per tutti». Cosa combinò esattamente a Cherasco il valoroso Moschettiere non sappiamo, ma immaginiamo che tra un torneo e un ballo a corte il suo dovere di romantico eroe l’abbia svolto. Era pure un gran bel ragazzone. Avrà apprezzato la salciccia di Bra? Si sarà strafogato di tuma? Il divino profumo della bagna cauda lo avrà ossessionato negli anni a venire? Secondo noi, nella migliore delle tradizioni, avrà poi mormorato ad Anna d’austria, seducendola del tutto, che anche lui era un uomo di mondo rimembrando nostalgico le settimane cuneesi. Che ci volete fare, da Totò in giù siam fatti così.