«Grande passo avanti, era ora Un invito a denunciare di più»
Parla Grazia, rintracciata dall’aguzzino per un errore dell’enel
«Finalmente. Sono contenta. Spero che questo atto del Comune di Torino possa aiutare le vittime di stalking come me e le donne maltrattate a sentirsi più sicure di sé».
Grazia sta ancora lottando contro le conseguenze che il suo persecutore le ha lasciato, soprattutto nella mente. E la notizia che adesso, per le ragazze come lei, esista una tutela in più, è qualcosa che la rende felice e che la fa sentire ancora più solidale con le altre. Se la delibera fosse stata approvata prima, per Grazia le cose sarebbero andate in modo diverso.
Vittima di stalking da parte dell’ex per cinque anni, era riuscita a liberarsi dal persecutore cambiando radicalmente vita: trasferendosi dalla Puglia al Torinese, cancellando ogni dato di sé sui social, cambiando indirizzo e telefono. Quando Grazia aveva iniziato ad intravedere uno spiraglio di serenità, lo stalker era riuscito a trovarla, dalla provincia di Bari al profondo Nord. Era stato semplice. L’uomo aveva ricevuto — per sbaglio — una lettera dall’ Enel relativa a un cambio fornitura richiesto da Grazia. In un attimo era entrato in possesso di tutti i dati sensibili della ragazza, compreso l’indirizzo di casa di Torino. Una catastrofe per lei che da quel giorno aveva ripreso a essere bombardata da telefonate anonime. Enel ha offerto le «più sentite scuse» alla donna. Ma Grazia ancora oggi sta combatte contro ricordi e demoni del passato.
La Procura di Bari ha aperto un’inchiesta.
«Una vittima di stalking — spiega — indipendentemente dalla durata del reato, non ha mai la sensazione di esserne uscita fuori. Lo spettro della persecuzione si riaffaccia ad ogni telefonata anonima o a una banale richiesta di contatto sui social, anche se la vittima, sui social, in genere ci sta poco». È proprio quanto era accaduto a Grazia, che era stata «aggredita» dallo stalker anche su Facebook. Lui era abile a trasformarsi ogni volta in una persona diversa, per mandarle minacce e terrorizzarla. «Una donna vittima di stalking — racconta Grazia — diventa diffidente di chiunque, è sospettosa verso tutti. E chi come me, riesce ad allontanarsi fisicamente dal persecutore e a gettarsi alle spalle l’esperienza negativa, ha bisogno comunque di sentirsi tutelata e al sicuro. Per questo, perdere questa sicurezza per una disattenzione altrui, quando hai speso anni di forze psichiche ed economiche, anni di un percorso personale, a tratti quasi riabilitativo delle tue stesse forze, è devastante. È paragonabile a un effetto domino. Può crollare tutto in un istante».
«Ogni volta — ripensa Grazia, che oggi ha una nuova famiglia e un lavoro a Torino — che mi sono rivolta alle istituzioni per denunce o richieste di aiuto, ho pensato a quelle donne che non hanno la possibilità di avere un supporto familiare od economico e che hanno anche dei figli e che si sentono frenate. Spero che questa nuova delibera del Comune possa aiutare tutte le vittime di stalking e di maltrattamenti a sentirsi sicure di sé, e a tutelare i loro bimbi e le nuove famiglie che si sono costruite».
Grazia non è sola. A fianco ha un compagno, Vincenzo, che per anni ha lavorato nelle comunità dove donne violate vengono ospitate. Vincenzo, ormai da tempo, sostiene Grazia, soffrendo, a modo suo e indignandosi quando la giustizia non procede velocemente.
Riguardo all’atto del Comune di Torino dice: «Era ora che lo facessero! Lo dico come compagno di una persona vittima di stalking ma anche come ex educatore di comunità protette, nelle quali inevitabilmente si venivano a sape
re gli indirizzi delle donne, per colpa di motivi burocratici. Ora, finalmente si è coperto un buco e deve essere ripetuto sempre più l’invito a denunciare. Lo dico a tutte le donne, non esitate: fatelo al primo segnale di pericolo». «Sarebbe anche molto utile — conclude Vincenzo — che lo Stato aiutasse economicamente le donne che hanno vissuto oppure vivono ancora problemi come quello di Grazia. A noi questa brutta storia, tra avvocati e psicoterapia, sta costando tantissimo. Anche in questo senso le donne, ahimè, sono ancora lasciate sole».