Moncalieri aspetta il nuovo ospedale E il pubblico-privato si fa strada
La Regione ha rimandato la scelta dell’area ai sindaci del territorio
L’ospedale Santa Croce di Moncalieri è prossimo a festeggiare 110 anni di vita e come dono ha ricevuto una nuova Tac di inaugurata a fine settimana. Ma il giorno in cui un nuovo ospedale sostituirà l’edificio Dellachà di piazza Amedeo Ferdinando è ancora molto lontano sia per le importanti risorse economiche che servono (l’investimento è nell’ordine di 225 milioni di euro), sia per la difficoltà di mettere d’accordo i 40 Comuni del territorio sul sito su cui dovrà sorgere.
Attualmente c’è un progetto, con tanto di piano operativo e individuazione dell’area su cui costruire l’ospedale unico dell’aslto5, capace di sostituire oltre che il Santa Croce di Moncalieri, anche il San Lorenzo di Carmagnola e l’ospedale Maggiore di Chieri. Una struttura da costruire nel comprensorio industriale Sanda-vado, ai confini tra Moncalieri e Trofarello, di 15 mila metri quadri, che si svilupperà su quattro piani, capace di ospitare 500 posti letto, quindi con una capienza di poco superiore a quella dei tre ospedali attuali che è di 441
«L’attuale situazione della nostra rete ospedaliera presenta problematiche che rendono sempre più difficile il mantenimento degli standard qualitativi e sempre più elevate le risorse necessarie al suo mantenimento», dice il direttore generale dell’aslto5.
Con il cambio di maggioranza in Regione è stato rimesso in discussione il progetto, approvato nel dicembre 2018. La priorità dell’ ospedale unico dell’aslto5 è stata confermata dalla giunta Cirio nell’ambito del più ampio Piano di Edilizia Sanitaria Regionale.
Nel contempo sono però tornati in evidenza forti dubbi sulla scelta dell’area su cui dovrà sorgere per alcune criticità.
Su questo aspetto l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi si è defilato e insieme al governatore ha restituito la palla al territorio, spiegando «l’area la devono scegliere i sindaci del territorio, tenendo presente che sul terreno individuato c’è qualche dubbio sulla sicurezza idrogeologica. Ma se le analisi non rileveranno gravi rischi, e non ci saranno progetti alternativi, si potrà proseguire sulla strada tracciata». Non sarà comunque un percorso breve e nel frattempo l’ospedale attuale deve dare le risposte che i cittadini necessitano. Per farlo la direzione dell’aslto5 batte varie strade compresa l’intensificazione della collaborazione tra pubblico e privato, che ha fatto aprire un Cavs (Continuità Assistenziale a Valenza Sanitaria) nell’attigua struttura Rsa di Ville Roddolo, dove con la Cooperativa Assiste è stato attivato un reparto di 20 posti letto. Questa è la nuova strada che la sanità piemontese vuole intraprendere per migliorare i servizi e contenere i costi. A proposito di conti l’aslto5 risulta essere tra le più virtuose: nel 2018 infatti ha chiuso con un utile di 7.822 euro in un bilancio di circa 570 milioni e analogo andamento dovrebbe essere confermato quest’anno. «Ciò permette di ridurre i tempi dei pagamenti ai fornitori rispettando gli standard europei — commenta il direttore generale Uberti — e aumentare gli investimenti».
*Direttore de Il Mercoledi