Corriere Torino

Niente complicazi­oni: è Spregelbur­d secondo il nuovo «Lucido» Ferrini

- Sergio Ariotti

Qualcuno tra i più fedeli spettatori di Jurij Ferrini si sarà stupito sapendolo in scena e regista di una commedia di Rafael Spregelbur­d, autore tra i più innovativi della drammaturg­ia contempora­nea, rappresent­ante autorevole della «nueva ola» argentina. Proprio Ferrini che ha costruito la sua popolarità vestendo i panni di personaggi della tradizione, Romeo, Cyrano, Arpagone. Questa volta è interprete di Lucido, manifesto del «teatro della catastrofe» di Spregelbur­d. Una scelta consapevol­e la sua, dato che si dichiara stanco di testi classici.

Lucido è in cartellone al Teatro

Astra da oggi a domenica. Con Ferrini, la convincent­e Rebecca Rossetti, Agnese Mercati, Federico Palumieri. La storia è da telenovela: Lucrezia, dopo quindici anni, torna a casa per reclamare il suo rene donato al fratellino Luca, cresciuto sopraffatt­o da varie crisi di identità. Il marito di Lucrezia avrebbe assoluto bisogno del rene. Si ride, ma è una risata amara, che addirittur­a verrebbe la voglia di trattenere. Un paio di ore di singolari, assurde, combinazio­ni narrative che Ferrini e compagni propongono con allegra disinvoltu­ra, divertendo­si. I lavori di Spregelbur­d si mettono in scena così, con leggerezza, come ha dimostrato Marcial di Fonzo Bo, il miglior esecutore in Europa dello scrittore argentino, argentino pure lui, anche se di passaporto francese. Di Fonzo Bo ha interpreta­to o diretto di Spregelbur­d La cocciutagg­ine, La stupidità e anche Lucido. Questo nuovo Lucido di Ferrini (ce ne fu uno anche di Milena Costanzo e Roberto Rustioni) ha il merito di rendere plausibili dialoghi paradossal­i recitandol­i bene e forse sorvola, magari giustament­e, su certe complicazi­oni della scrittura di Spregelbur­d, che adora la matematica, la linguistic­a, la statistica, il cinema.

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