Niente complicazioni: è Spregelburd secondo il nuovo «Lucido» Ferrini
Qualcuno tra i più fedeli spettatori di Jurij Ferrini si sarà stupito sapendolo in scena e regista di una commedia di Rafael Spregelburd, autore tra i più innovativi della drammaturgia contemporanea, rappresentante autorevole della «nueva ola» argentina. Proprio Ferrini che ha costruito la sua popolarità vestendo i panni di personaggi della tradizione, Romeo, Cyrano, Arpagone. Questa volta è interprete di Lucido, manifesto del «teatro della catastrofe» di Spregelburd. Una scelta consapevole la sua, dato che si dichiara stanco di testi classici.
Lucido è in cartellone al Teatro
Astra da oggi a domenica. Con Ferrini, la convincente Rebecca Rossetti, Agnese Mercati, Federico Palumieri. La storia è da telenovela: Lucrezia, dopo quindici anni, torna a casa per reclamare il suo rene donato al fratellino Luca, cresciuto sopraffatto da varie crisi di identità. Il marito di Lucrezia avrebbe assoluto bisogno del rene. Si ride, ma è una risata amara, che addirittura verrebbe la voglia di trattenere. Un paio di ore di singolari, assurde, combinazioni narrative che Ferrini e compagni propongono con allegra disinvoltura, divertendosi. I lavori di Spregelburd si mettono in scena così, con leggerezza, come ha dimostrato Marcial di Fonzo Bo, il miglior esecutore in Europa dello scrittore argentino, argentino pure lui, anche se di passaporto francese. Di Fonzo Bo ha interpretato o diretto di Spregelburd La cocciutaggine, La stupidità e anche Lucido. Questo nuovo Lucido di Ferrini (ce ne fu uno anche di Milena Costanzo e Roberto Rustioni) ha il merito di rendere plausibili dialoghi paradossali recitandoli bene e forse sorvola, magari giustamente, su certe complicazioni della scrittura di Spregelburd, che adora la matematica, la linguistica, la statistica, il cinema.