Lavoro e religione, i pregiudizi verso i migranti
Il Piemonte è la quinta regione italiana con più stranieri, Torino è la terza città per presenza di immigrati: sono pari al 9,8 %
In Piemonte, e in Italia, non c’è alcuna «invasione» di immigrati. Non «rubano il lavoro agli italiani», né fanno più figli di chi è nato nel nostro Paese. E l’immagine dei barconi che approdano sulle nostre coste è molto lontana dalla reale rappresentazione dei flussi migratori. È l’affresco che emerge dall’ultimo rapporto Immigrazione della Pastorale Migranti e di Caritas, illustrato ieri a Torino.
In Piemonte, e in Italia, non c’è alcuna «invasione» di immigrati. Non «rubano il lavoro agli italiani», né fanno più figli di chi è nato nel nostro Paese. E l’immagine dei barconi, carichi di africani, che approdano sulle nostre coste è molto lontana dalla reale rappresentazione dei flussi migratori. Eppure, luoghi comuni, campagne politiche e soprattutto l’odio sui social hanno creato dei falsi miti. E’ l’affresco che emerge dall’ultimo rapporto Immigrazione 2018-2019 della Pastorale Migranti e di Caritas, illustrato ieri a Torino. I numeri smentiscono molte credenze popolari rilanciate da inferociti odiatori da tastiera. «I richiedenti asilo sono poco più di 10 mila – spiega Sergio Durando, direttore di Migrantes Torino - mentre cresce il numero di italiani che vanno all’estero e aumentano la paura, il pregiudizio, l’intolleranza e la sensazione di invasione. Oggi la parola accoglienza è concepita con avversione». I primi dati che mostrano come Torino non sia a rischio di ondate incontrollate arrivano dalla prefettura. «Siamo lontani dall’estate del 2018, in cui arrivarono 4100 migranti – ricorda Paolo Accardi, dirigente dell’area Immigrazione – nei mesi successivi la cifra è scesa a 3500. Non c’è più, adesso, alcuna emergenza immigrazione». Il primo preconcetto da demolire è che in Italia gli immigrati siano i richiedenti asilo che arrivano via mare. «Non è così – dice Simone Varisco, curatore del rapporto - sono molto pochi i migranti che arrivano
così rispetto al totale. La maggior parte, 63 milioni, si sposta all’interno dell’asia. Altri 40 milioni all’interno dell’europa, da Est a Ovest. Germania, Svezia e Austria hanno visto dal 2017 un netto calo dei nuovi ingressi. La Romania ha il 30 per cento in più di gente che ritorna. E in Italia gli immigrati regolari sono solo l’8,7 % del totale». In Piemonte, la quinta regione italiana con più stranieri, la percentuale sale al 12,3 % (427mila persone), mentre a Torino gli immigrati sono il 9,8 % (221.842). Il capoluogo sabaudo si conferma la terza città in Italia per il numero più alto di immigrati. E se è vero che la mafia nigeriana nel Nordovest è un’emergenza, non è vero che gli africani sono al primo posto degli stranieri. In Piemonte quasi un terzo degli
immigrati arriva dalla Romania. Seguono Marocco, Albania, Cina e solo al quinto posto c’è la Nigeria. Di questi «stranieri», molti danno lavoro. «Il 10 % delle imprese nella Regione ha per titolare un immigrato», precisa Varisco, che aggiunge: «Siccome oltre il 57 per cento di chi arriva in Italia è occupato, e la media degli italiani è un poco superiore, qualcuno dice che gli stranieri sono parassitari, ma nessuno parla della segregazione occupazionale. Nel settore badanti, per esempio, il 26 percento dei lavoratori è straniero. Lo sfruttamento retributivo rispetto agli italiani è di meno 323 euro netti in busta paga».
Un altro luogo comune riguarda la religione. «Anche qui – puntualizza Varisco pensiamo tutti ai musulmani.
Ma più del 50 % dei migranti in Italia è cristiano. E si registra un grande aumento degli stranieri agnostici o atei». Anche i bambini stranieri nati in Italia sono in calo: meno 3,7 %. «Accade – spiega Varisco – sia perché ci sono meno ingressi, sia perché cresce l’età delle donne e c’è un adeguamento allo stile riproduttivo delle famiglie italiane». Anche il concetto di povertà viene ribaltato dai dati dei centri ascolto Caritas: solo il 57 % sono stranieri, gli altri sono italiani.
Nonostante tutto ciò, «gli stranieri sono in aumento come vittime di reato e di odio etnico», conclude Varisco, che ricorda: «Ben 787 dichiarazioni offensive raccolte nella campagna elettorale del 2018 sui social sono offensive, di cui il 91 % ha come oggetto i migranti. L’account Twitter di Papa Francesco è stato bersagliato da insulti e sono tutti di italiani». Oltre che nei confronti delle persone di colore, l’odio social si rivolge a donne e ebrei.
L’allarme
L’odio sulle reti social è segnalato nel rapporto come un fenomeno molto diffuso
La provenienza
In Piemonte un terzo degli immigrati arriva dalla Romania, poi da Marocco e Albania