Mimmo, l’autista della letteratura
Fiorino guidava l’auto dell’einaudi. Esce un (secondo) libro sugli aneddoti dei viaggi
«Con me è girata tutta la letteratura italiana e straniera». Mimmo Fiorino è in pensione ma non ha alcuna intenzione di smettere di viaggiare. Per circa vent’anni è stato l’autista di Giulio Einaudi e con lui ha girato tutta Italia, spesso in compagnia di grandi personaggi. Nel 2011, per Mondadori, pubblicò «Alla guida dell’einaudi», nel quale raccontava alcuni viaggi descrivendo gli scrittori, da Mario Rigoni Stern a Nico Orengo, ma anche crucci e abitudini del «Principe Giulio». Gli aneddoti, però, sono tantissimi, impossibile ridurli e a un solo libro, per questo l’ex autista ne ha scritto un altro, «Giulio Einaudi, il principe dei libri» (Graphot), che presenterà oggi alle 18 alla Biblioteca Civica Centrale, con il giornalista Massimo Novelli e Giovanni Tesio, docente di letteratura italiana all’università del Piemonte orientale. È un secondo viaggio, a vent’anni dalla scomparsa di Giulio Einaudi nel quale Fiorino racconta qualcosa di nuovo
«Con me è girata tutta la letteratura italiana e straniera». Mimmo Fiorino è in pensione ma non ha alcuna intenzione di smettere di viaggiare. Per circa vent’anni fu l’autista di Giulio Einaudi e con lui ha girato tutta Italia, spesso con grandi personaggi. Nel 2011, per Mondadori, pubblicò «Alla guida dell’einaudi», nel quale raccontava alcuni viaggi descrivendo gli scrittori, da Mario Rigoni Stern a Nico Orengo, ma anche crucci e del «Principe Giulio».
Gli aneddoti, però, sono tantissimi, impossibile ridurli e a un solo libro, per questo l’ex autista ne ha scritto un altro, «Giulio Einaudi, il principe dei libri» (Graphot), che presenterà oggi alle 18 alla Biblioteca Civica Centrale, con il giornalista Massimo Novelli e Giovanni Tesio, docente di letteratura italiana all’università del Piemonte Orientale. È un secondo viaggio, a vent’anni dalla scomparsa di Giulio Einaudi, nel quale Fiorino racconta qualcosa di nuovo. «Ci sono personaggi che nel primo libro non c’erano — spiega — come Lalla Romano, Roberto Benigni o Nuto Revelli». A bordo dell’auto «letteraria» di Mimmo Fiorino sale, ad esempio, Alda Merini, durante un viaggio in pieno luglio per ritirare il Premio Campiello, nel quale la grande poetessa indossò una pelliccia di visone, chiedendo di non accendere l’aria condizionata perché sarebbe stata male. Ma ci sono anche ricordi più tristi. «Già nel ’75 – ricorda l’auabitudini tore – la casa editrice rischiò un piccolo fallimento. Venne da noi l’avvocato Agnelli che si offrì di acquistare delle azioni, Giulio Einaudi rifiutò. Nell’84 fu lui ad andare dall’avvocato, ma a quel punto fu Agnelli a dire no. Forse erano rivali, ma si rispettavano molto». E poi quel viaggio a Milano, verso la fine degli anni ’80, quando Einaudi firmò per la vendita della casa editrice al gruppo Electa, che poi la cedette a Mondadori. «Quel giorno non abbiamo parlato per tutto il viaggio — aggiunge Fiorino —. Tornati a Torino, lo lasciai a casa sua, non disse nulla, arrivato al portone si fermò e si voltò verso di me, mi salutò con uno sguardo».
C’è un retrogusto amaro, di un mondo che non c’è più e che, difficilmente, tornerà. «Mi sento un po’ triste — ammette Fiorino — e nella mia dedica nel libro ho scritto a Einaudi che a vent’anni dalla sua morte parlo ancora di lui, dicendo che spero di potergli raccontare, fra altri vent’anni, che fine abbia fatto la sua casa editrice». Un pezzo di storia della cultura italiana che ha viaggiato sull’auto guidata da Mimmo Fiorino.