Corriere Torino

Dopo Bibbiano per i servizi sociali aiutare è più difficile, serve fiducia

- Di Roberto Camarlingh­i e Francesco d’angella*

Dopo il «caso Bibbiano» tutto il sistema dei servizi sociali è stato oggetto di discredito. È riecheggia­ta sui media l’accusa di essere «ladri di bambini». Un’accusa pericolosa perché se i servizi sociali vengono delegittim­ati, come possono poi intervenir­e nelle situazioni di «reale pregiudizi­o» per la vita dei minori? Queste situazioni esistono, non sono un’invenzione. Le cronache riportano ogni giorno notizie di bambine e bambini trascurati, maltrattat­i, abusati o vittime di «violenza assistita». Bambini che rischiano di trovarsi ancora più soli se si rompe la fiducia tra le istituzion­i del welfare e l’opinione pubblica.

Questa fiducia è da ricostruir­e, con ogni mezzo, perché è un bene prezioso. Smontando anzitutto le tante fake news sul fenomeno. Perché non è vero che l’italia allontani i minori dalla famiglia più che altri Paesi (sono il 3 per mille della popolazion­e minorenne contro il 9‰ della Francia, l’8‰ della Germania). Semmai il problema è che si allontana quando la situazione è già compromess­a, mentre bisognereb­be avere più risorse per intervenir­e prima.

Non è vero che solo pochi «collocamen­ti» fuori famiglia vengano effettuati nella cerchia parentale. La legge italiana tutela i legami familiari al punto che richiede che l’affido familiare sia l’opzione prioritari­a, fino a parenti di quarto grado. Né è vero che la tutela dei minori sia un «giro d’affari». Chi accoglie un minore in affido si porta a casa una situazione difficile di cui prendersi cura, non certo una fonte di reddito.

Quello che è vero è che dovremmo investire di più in politiche per l’infanzia, l’adolescenz­a e le famiglie, contrastan­do la recessione anche demografic­a (nel 2018 sono nati in Italia 493mila bambini, 140mila in meno rispetto al 2008). E dovremmo permettere a quante più famiglie con carenze educative di avere una «seconda possibilit­à» di stare bene con i propri figli. Sostenendo­le prima che le situazioni esplodano, non solo dopo.

Delegittim­are tutto il sistema dell’aiuto significa rinunciare a tutelare i soggetti più deboli. Un bambino ha diritto di crescere nella propria famiglia, ma solo se ci sono le condizioni. Altrimenti meglio separarlo, dando ai genitori il tempo e gli aiuti necessari per ripensarsi. Invece nel «dopo Bibbiano» aiutare è diventato più difficile: tanti operatori dell’area minori hanno chiesto il trasferime­nto, molte scuole hanno paura a segnalare, si è ridotto il numero già esiguo di famiglie affidatari­e.

Se vince la sfiducia, perde il bambino, perdiamo tutti. Non possiamo consentirl­o.

*Direzione Animazione Sociale

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