Luce d’artista
All’albertina un nuovo impianto di illuminazione ridà vita ai cartoni di Ferrari, Lanino e Giovenone
Nel buio, la luce ricompone i tratti disegnati da Gaudenzio Ferrari, Bernardino Lanino e Giuseppe Giovenone, che hanno realizzato modelli di grande prestigio, basi per la creazione di dipinti e affreschi. Nel cuore della Pinacoteca Albertina esiste uno scrigno che custodisce 59 preziosi gioielli, i «cartoni», esposti in una sala dedicata, che da oggi possono essere ammirati grazie a un nuovo impianto di illuminazione.
I lavori, promossi e sostenuti dalla Consulta di Torino con Reale Mutua, sono costati 80mila euro e sono stati realizzati da Diego Giachello e Michele Cirone di Officina delle Idee, che hanno trasformato la «Sala dei Cartoni gaudenziani» in un luogo di contemplazione. C’è anche un touch screen: presenta le opere sullo schermo e consente di ingrandirle, modificarne il contrasto per apprezzarne i dettagli mostrando anche le attuali collocazioni dei corrispondenti quadri o decorazioni in Europa. Si scopre così come un cartone di Gaudenzio Ferrari, conservato a Torino, fu in realtà il modello per l’ultima cena, tavola realizzata con Sperindio Cagnola (seguace gaudenziano) che si trova nel Duomo di Novara. Ma è solo un esempio, quasi tutti i cartoni torinesi, arrivati qui per volere di Carlo Alberto quando cedette l’edificio alla «Regia Accademia Albertina», trovano i loro corrispondenti «a colori» sulla mappa.
«Grazie al lavoro che è stato fatto per l’occasione — ha spiegato Paola Gribaudo, presidente dell’accademia Albertina — tutta la documentazione raccolta entrerà a far parte di un libro». L’opera, sostenuta dalla Consulta, uscirà a inizio 2020 e sarà anche uno strumento per presentarsi ai musei europei e chiedere prestiti, in maniera tale da poter esporre, in futuro, i modelli preparatori di fianco ai rispettivi dipinti. Un’operazione già fatta, in parte, per la grande mostra su Gaudenzio Ferrari allestita lo scorso anno a Varallo, Vercelli e Novara, ma che potrebbe dare più peso nelle relazioni internazionali alla stessa Accademia Albertina.
L’intervento alla Sala dei Cartoni guarda in due direzioni. Da un lato gli altri musei europei, dall’altro i cittadini torinesi. «Questa sarà luce fisica e luce intellettuale — ha aggiunto Adriana Acutis, presidente della Consulta — e in 32 anni di interventi sul territorio, con 32 aziende e 32 milioni investiti, abbiamo costruito una strategia che possa dare forza intellettuale a Torino». Un banner, nei prossimi giorni, sarà posizionato su via Po per invitare i passanti a «deviare» verso l’accademia, con il claim: «Cartoni rinascimentali, una collezione unica al mondo». E poi l’ingresso alla Pinacoteca, sempre grazie alla Consulta, sarà gratuito il 21 e il 22 dicembre. «Contribuiamo tutti — ha sottolineato Carlo Enrico De Fernex, responsabile segreteria generale di Reale Mutua — a far sì che il nome di Torino possa essere considerato per tutte le bellezze che presenta».
Lo scopo, però, è anche didattico, per spiegare cosa siano i «cartoni», più fogli incollati insieme sui quali si disegna con matita o carboncino, aggiungendo anche gesso o acqurelli, che fungono da studi preparatori. Le dimensioni (di solito in scala 1:1) li rendono però a tutti gli effetti delle perfette copie delle opere d’arte dipinte, quindi, come suggerì Giovan Battista Armenini nei suoi Precetti sulla pittura del 1587, sono «l’istessa opera, fuorché le tinte». E i cartoni hanno anche un legame con i «cartoni animati», scovato nelle sue ricerche da Enrico Zanellati, che per l’accademia Albertina si occupa delle relazioni esterne. Nel 1843, la rivista inglese Punch pubblicò una caricatura dei cartoni proposti per un ciclo di affreschi da eseguire nel Parlamento di Londra, utilizzando il termine «cartoon». Da quel momento, l’uso del termine si estese fino ad arrivare alle immagini animate che oggi conosciamo.
Questa luce sarà fisica e intellettuale e darà forza alla città di Torino Adriana Acutis