Boom di seconde case nelle Langhe
Le colline del basso Piemonte stanno riscoprendo una nuova primavera. Facoltosi concittadini, imprenditori e soprattutto tanti stranieri stanno eleggendo Roero, Monferrato e le Langhe a loro buen retiro. L’ultimo a prendere dimora, nella campagna di Acqui Terme, è il famoso stilista Kean Etro, che è andato a rinfoltire la lista dei nuovi residenti vip di questi luoghi patrimonio dell’unesco.
Più del Chianti di Sting e della San Gimignano di Tony Blair, le colline del basso Piemonte stanno riscoprendo una nuova primavera. Facoltosi concittadini, imprenditori e soprattutto tanti stranieri stanno eleggendo Roero, Monferrato e le Langhe a loro buen retiro. L’ultimo a prendere dimora, nella campagna di Acqui Terme, è il famoso stilista Kean Etro, che è andato a rinfoltire la lista dei nuovi residenti vip di questi luoghi patrimonio dell’unesco.
Ma al di là del gossip, è l’ultimo report della Fiaip a certificare questo trend. Il mercato delle secondo case, infatti, in queste zone cresce in misura maggiore rispetto alla media nazionale. «Quest’anno le transazioni sono aumentate tra il 3 e il 5% rispetto al 2018», conferma Andrea Monti, responsabile settore Estero della Federazione italiana agenti immobiliari professionali del Piemonte.
I prezzi però sono rimasti invariati, anche se le zone più care restano quelle del vino, ovvero Barolo e Barbaresco. I prezzi a ettaro invece sono inferiori nel Monferrato, dove l’offerta è più alta. Le aree più ricercate l’acquese e il Nicese per la vicinanza all’aeroporto di Malpensa e al mare della Liguria. «Rispetto al 2018 è cresciuto l’interesse nel Monferrato-langhe da parte degli italiani, soprattutto milanesi o lombardi, in aumento anche i torinesi. Resta sempre importante la quota di stranieri: tedeschi, olandesi, svizzeri, svedesi, su tutti. Ma anche danesi, norvegesi, inglesi e francesi e americani».
L’identikit dell’acquirente? Quaranta-sessantenni di buona cultura, amanti dell’italian lifestyle, che prediligono zone isolate e tranquille vicine però a grandi centri urbani, alla costa e agli scali. Sono persone con buona disponibilità di spesa e che dunque cercano rustici, casali, ville d’epoca («non stabili moderni, per capirci»), indipendenti su 4 lati e con tanto verde attorno, una bella vista, ma molta privacy.
«Se l’italiano è disposto a spendere tra i 200 e i 300mila euro per una seconda casa, lo straniero può investire anche tra i 600 e i 700mila euro, soprattutto se pensa ad abitarci stabilmente o quasi — specifica Monti. Poi ci sono casi d‘investimento ancora più importanti —. Per esempio danesi e americani hanno scelto di cambiare vita avviando attività di impresa come Chateaux Relais e Resort». Tre infatti le tipologie di acquirenti: chi sceglie una casa per trascorrerci le vacanze; chi per le vacanze e per met
Gli acquirenti sono 40-60 enni di buona cultura, amanti dell’italian lifestyle
«Se l’italiano spende tra i 200 e i 300mila euro, lo straniero arriva a 600-700mila euro»
terla a reddito affittando di tanto in tanto; e chi cambia vita e la sceglie come cornice per attività turistico-ricettiva con ristorante, centro benessere e — ultima moda — corsi di discipline olistiche e yoga. «Ma molti stranieri — avverte Monti — ormai sono proprietari di casa e affittano ai loro connazionali , saltando dunque i passaggi canonici e non rendendo di fatto pienamente monitorabile l’andamento delle locazioni».
Sono cresciute poi le richieste da parte di società straniere interessate all’acquisto di aziende vitivinicole e di casali con terreni a vigna, per diversificare i loro business. Ed è spuntato pure qualche gruppo cinese.
La presenza di residenti con accento del Nord Europa conta circa il 43% delle presenze: si va dai 700 a 1.000 euro, fino a 4.000 a 4.500 euro a settimana. «L’ampia oscillazione — spiega — dipende anche dai servizi disponibili, dalla piscina al personale domestico». La redditività delle seconde case in questo scenario va dal 6 al 10%. La previsione futura è che il 2019 possa registrare un nuovo lieve aumento delle locazioni. Altro che «Chiantishire».