Al Valentino si studiano le microabitazioni
Paone (Polito): «Crisi e stili di vita ci costringono a ripensare l’edilizia»
Esplorare le nuove forme dell’abitare è l’obiettivo del workshop «Housing strategies» (in programma oggi e domani al Castello del Valentino) organizzato da Rehab, gruppo di ricerca del dipartimento interateneo (Dist) di Università e Politecnico. Interrogarsi sul futuro della casa vuol dire confrontarsi anche con le microabitazioni ispirate, per esempio, al The V8 di Copenhagen. Un edificio con 476 unità abitative di appena 61 metri quadrati con terrazzino e spicchio di verde. Tutto molto bello e curato. Ma lillipuziano.
Il seminario ha diversi focus: quello sulle microcase è previsto per le 14 e mira a dare lo slancio a un dibattito che vede il nostro Paese nelle retrovie. «Come in tutta Europa, però, anche in Italia si sta investendo molto sulle residenze universitarie dove accanto a cellule abitative individuali sono previsti spazi collettivi come una cucina condivisa», raccontano Fabrizio Paone e Angelo Sampieri, i due professore del Dist, fondatori di Rehab.
Al convegno sono stati inviati esperti internazionali per provare ad aprire le finestre su mondi o — verrebbe da dire — abitazioni, candidati a diventare il nostro presente. «La crisi economica, i nuovi stili di vita, il diffondersi delle famiglie nucleari obbligano a ripensare anche il patrimonio dell’edilizia pubblica progettato per quelle numerose», aggiunge Paone.
Ma le microabitazioni propongono anche sfide innovative di civiltà. Nella Startblok Riekerhaven di Amsterdam, nei suoi 406 studios da 23 metri quadri, vivono olandesi e rifugiati under 27. È stata fondata una cittadella dove si vota (e si paga) anche un sindaco che si occupa di far prosperare la convivenza. Piccole dimensioni, ma con un grande progetto che sa di futuro.