Corriere Torino

Tra i navigator torinesi solo bocche cucite Non hanno strumenti, troppi i colloqui da fare

- Nicolò Fagone La Zita G. Ric.

«Ci dispiace, ma per contratto non possiamo rilasciare interviste senza permesso». Non parlano i navigator torinesi. Hanno paura. Nessuno vuole rischiare di perdere un lavoro (a tempo determinat­o) che gli vale circa 1700 euro netti al mese: «È un rischio che non possiamo correre. Il codice etico dell’ente va rispettato». Un ente a cui quello che avrebbero da dire, probabilme­nte, non piacerebbe. Assunti dopo una trafila lunga e macchinosa, i navigator non hanno gli strumenti per poter lavorare. E così al momento, per non esporsi, nessuno ha il coraggio di dire come stanno davvero le cose. Nemmeno in forma anonima. «Provate a rivolgervi all’ufficio stampa di Anpal Servizi», mormora qualcun’altro. I navigator, nella maggioranz­a dei casi, sono neolaureat­i al primo impiego. Non vogliono rischiare ripercussi­oni per non finire dall’altra parte del tavolo, quella dei beneficiar­i del reddito di cittadinan­za che dovrebbero aiutare. «Stiamo aspettando nuove indicazion­i, non saprei cosa dire sinceramen­te, ricontatta­teci tra qualche mese», racconta Francesco, 27 anni, laureato in psicologia del lavoro. Ora, forse non sta nemmeno svolgendo il suo compito. O, più probabilme­nte, non è riuscito a portare a buon fine l’iter per nessuno dei disoccupat­i: magari un incontro, difficilme­nte la firma di un contratto. Francesco è uno dei 155 navigator che dovrebbero affrontare colloqui con 17 mila residenti torinesi. Questo significa dover seguire l’iter, dal centro dell’impiego all’assunzione, per circa 109

Tra i potenziali percettori del reddito di cittadinan­za tanti torinesi che dovrebbero sostenere colloqui preliminar­i persone a testa. Gradualmen­te, certo, ma sono comunque tante. Troppe. Il dato peggiora se si considera che i posti occupabili sono poco più di sette mila. Molti destinatar­i del reddito raccontano di non aver fatto neanche il primo colloquio. E così la seconda fase del reddito di cittadinan­za ad oggi è un flop. Gli assegni dovevano essere momentanei, poi l’impiego. Ma, per ora, sono l’unica parte della misura «andata a buon fine».

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