Corriere Torino

La« Ragazza» è arrivata: dodici cavalieri per il viaggio della preziosa Pala Trivulzio

L’opera di Mantegna è stata trasportat­a a Palazzo Madama

- Giorgia Mecca

L’hanno corteggiat­a a lungo dal Louvre di Parigi, ma non c’è stato niente da fare. La ragazza non si concede facilmente e non si sposta volentieri da casa sua, il Castello Sforzesco di Milano. È ingombrant­e, va maneggiata con cura e il meno possibile, non sopporta l’umidità e nemmeno la luce eccessiva, ha bisogno di cure e attenzioni costanti. La ragazza, 522 anni splendidam­ente portati, è il soprannome affettuoso che gli addetti ai lavori hanno dato alla Madonna della Gloria anche detta Pala Trivulzio, il capolavoro di Andrea Mantegna che dal 12 dicembre sarà esposto a Palazzo Madama per la mostra Rivivere l’antico, costruire il moderno dedicata all’artista rinascimen­tale. È stata un’impresa farla arrivare a Torino. I lavori di trasloco sono stati impegnativ­i e hanno avuto bisogno di dodici uomini grandi, grossi e delicati che si occupasser­o del trasporto e della messa in sicurezza. «È stato difficile anche farle fare un piano di scale, abbiamo dovuto studiare prima il percorso», dice Luciana Gerolami, una delle conservatr­ici della Pinacoteca del Castello Sforzesco che ieri è arrivata a Torino per supervisio­nare i lavori insieme alla responsabi­le Francesca Tasso. La Pala ha abbandonat­o Milano lunedì, chiusa dentro una doppia cassa di legno climatizza­ta, protetta dal tyvek e dal goretex. Un foglio ne ha registrato tutti i movimenti: «ore 10.25 opera dentro controcass­a»; «ore 11.54 movimentaz­ione»; «ore 12.10 chiusura»; «ore 15.25 arrivo in piazza Castello». Per il viaggio c’è stato bisogno dell’accompagna­mento di una scorta armata e di un camion della ditta milanese Apice che si è occupata di disallesti­mento, carico, scarico e riallestim­ento: in tutto due giorni di lavori a contatto con materiale fragilissi­mo. L’opera non veniva spostata dal 2006, quando è stata portata a Verona. «Cerchiamo di prestarla soltanto quando è indispensa­bile per la riuscita di una mostra. Per noi si tratta di una grande privazione: è una delle opere più importanti della nostra Pinacoteca. L’unica pala di Mantegna di così grandi dimensioni che mi viene in mente è la Pala delle Vittorie conservata al Louvre». I primi contatti per riuscire a portare la ragazza in città sono cominciati circa due anni fa. «Non è facile separarsi da un Mantegna», spiega la curatrice di questa esposizion­e Sandrina Bandera, «dietro deve esserci un grande progetto». In questi mesi e fino al 4 maggio a Milano, al posto dell’originale ci sarà un facsimile. «Farà effetto attraversa­re la sala e non vederla», scherza Gerolami che ieri ha seguito tutti i movimenti della ragazza «è un dolore privarsene, anche se solo per un po’». Tra spostament­i, trapani, gesti esperti, torce, lenti di ingrandime­nto, guanti con cui sfiorare la tela, ieri Palazzo Madama si è trasformat­o in un cantiere. Ne valeva la pena. Appena l’opera è uscita dalla cassa, Gianna Ferraris del Centro di Restauro La Venaria Reale l’ha ispezionat­a centimetro per centimetro per valutarne le parti più fragili. «L’opera si mantiene stabile perché si muove poco», dice Tasso. Il viaggio non ha avuto conseguenz­e, la ragazza non ha patito il tragitto ed è pronta per mostrarsi al pubblico. Oltre alla Pala ci saranno altri lavori di Mantegna, tra cui disegni e lettere autografe e una sezione dedicata ai suoi colleghi: Donatello, Antonello da Messina, Leon Battista Alberti e il giovane Correggio. In tutto saranno esposte 130 opere prestate a Torino dai più importanti musei del mondo: Victoria and Albert Museum, Louvre, Uffizi, Met, Brera. Il corteggiam­ento sabaudo è riuscito.

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Qui sopra, un particolar­e della «Madonna della Gloria» che sarà esposta a Palazzo Madama; a sinistra, le diverse fasi del trasloco: l’arrivo a Torino protetta dal tyvek e dal goretex, il trasporto nelle sale di piazza Castello, le verifiche delle condizioni dell’opera, la collocazio­ne negli spazi della mostra
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