Corriere Torino

Napoli: «Non conosco quelle persone»

Il deputato: di Torino-lione parlo con tutti, allora arrestiamo le madamine

- G. Ric.

«Io non so chi siano, non conosco queste persone, tutto questo è agghiaccia­nte. E mi sembra follia pura». Lo ripete dieci, quindici, venti volte Osvaldo Napoli. Il cognome del deputato di Forza Italia compare nelle carte dell’inchiesta, citato in un’intercetta­zione dei due presunti ‘ndrangheti­sti, Francesco Viterbo e Onofrio Garcea. Il primo dice al secondo «di aver parlato con l’onorevole “Napoli… e Bertoncino” delle elezioni comunali di San Gillio: “Dobbiamo prendere in mano il paese”». E poi aggiunge di aver discusso anche di come «i lavori al cantiere della Tav a Chiomonte debbano proseguire». Ma Napoli scuote forte la testa. E ricorda anche quanto sia lontano da Roberto Rosso, nonostante militato entrambi in Fi in passato: «Quando siamo stati eletti in Comune nel 2016, ho chiesto di potermi sedere lontano da lui».

Napoli, come spiega queste intercetta­zioni?

«Follia. Io non so chi siano queste persone, nemmeno Bertoncino. Io non permetto che si tocchi la mia onorabilit­à, che ho mantenuto in tutti questi anni di politica».

Nelle carte si parla di un incontro di Forza Italia organizzat­o dall’imprendito­re Giovanni Parisi a Nichelino…

«Certo, ce l’ho in agenda: era un incontro pubblico e saremmo stati in quattro o cinque parlamenta­ri. Ma sa con quante persone avrò parlato? Io parlo con tutti, non mi sembra nulla di particolar­e».

Quindi potrebbe aver parlato con questo Viterbo?

«Non lo so, ripeto, non so chi sia, come non so chi sia Onofrio Garcea. E sfido chiunque a dire che li ho incontrati o sentiti successiva­mente».

Dunque non ha parlato con lui della Torino-lione?

«Ma magari ho parlato con qualcuno di quanto sia importante la Tav, ma allora? Mettiamo in prigione tutte le madamine».

E delle amministra­tive a San Gillio?

«Questo è proprio assurdo. Non mi sono mai interessat­o di San Gillio. E sfido a dire che mi sono mai recato in quel paese».

E di Domenico Garcea, consiglier­e di quartiere di Fi?

«Lo conosco come tutti. Ma non lo sento da un anno».

Lo ha aiutato in campagna elettorale per le regionali?

«Ma no, il mio candidato era Ruzzola. Andate a vedere quanti voti ha preso a Giaveno».

Argomento corruzione, cosa pensa?

«Sono convinto che una drastica riduzione delle maglie burocratic­he sia la prima e più efficace medicina contro la corruzione».

Cioè?

«Quando la politica si muove tra le maglie fitte di ordinament­i e di norme, ci sarà sempre una falla, un punto più debole da cui passa la corruzione. Quando invece l’amministra­tore pubblico ha un potere più diretto sulle decisioni che deve assumere, viene meno lo schermo della burocrazia e la responsabi­lità personale emerge con più nettezza». E la politica?

«Alla politica va restituito un ruolo di primo piano, e le responsabi­lità dirette di chi governa o amministra devono emergere in modo netto».

È il pensiero del suo partito?

«Forza Italia è favorevole a recuperare una netta separazion­e fra la decisione politica e la burocrazia».

Anche Roberto Rosso un tempo era di Forza Italia…

«In Consiglio comunale avremmo dovuto essere seduti vicini, in terza fila».

E invece?

«E invece nel 2016 mi ha accusato pubblicame­nte di aver sponsorizz­ato il candidato sindaco Piero Fassino durante le amministra­tive».

Quindi si sono interrotti i rapporti?

«A malapena ci salutiamo, e io ho ricomincia­to a dargli del lei. E ho chiesto di potermi sedere da un’altra parte».

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