Per i ragazzi «bionici» la nuova sfida nelle scuole: la difficoltà si può battere
Hanno perso gli arti e spiegano agli studenti: conta solo la testa
Tacchi, minigonna, capelli lunghi sulle spalle. E la protesi al braccio destro a vista. Nascosta da nulla, non da una manica lunga o un’inquadratura ad arte. Eccola qui Valentina Acciardi. Proprio come è lei, con il suo corpo perfetto di ragazza e le tracce indelebili dell’incidente avvenuto 14 anni fa.
«Finimmo con l’auto in un burrone — ricorda — Quell’ambiente ha provocato una infezione al braccio e i medici non hanno potuto fare altro che amputarlo».
Non è stato facile ma Valentina ha imparato che c’è una vita oltre la protesi. Lo ha raccontato in un libro e, persino, al Grande Fratello. E lo ha insegnato anche ad Alessandro Ossola, 31 anni, vittima di un altro grave incidente nel 2015, in cui ha perso la gamba sinistra. E proprio a lui è venuta in mente l’idea di riunire i bionici. O meglio i «Bionic People»: così ha voluto chiamare quelli che, come lui, indossano arti artificiali, per incidenti o per malformazioni congenite. E che da quasi un anno girano l’italia per raccontare a bambini e ragazzi delle scuole come si possono superare le difficoltà ma anche i comportamenti da seguire per evitare di mettere a rischio la propria vita. Del gruppo fanno parte 21 persone di tutte le parti del Paese. Ma i bionici sono partiti da Torino, la città di Valentina, che oggi si definisce una «bionic model», e di Alessandro, rinato attraverso golf e snowboard.
Con loro c’è anche Riccardo Cotilli. È il vicepresidente dell’associazione: qualche anno fa viaggiava in motorino quando un uomo evaso dagli arresti domiciliari e sotto l’effetto di alcol e droga provoca un incidente. La gamba sinistra viene gravemente danneggiata. E, anche in questo caso, alla fine i medici decidono di amputarla sotto il ginocchio. E sempre da Torino arriva Andrea De Beni. Uno che, a differenza di tutti gli altri, è bionico da sempre. Lo è per via di una malformazione congenita. Un dramma che lo costringe da sempre a portare una protesi alla gamba, ma che non gli ha mai permesso di arrendersi, tant’è che anche lui nel tempo è diventato un super sportivo.
«Praticare una disciplina — commenta Alessandro Ossola — può essere uno stimolo ma di certo non è l’unico. L’obiettivo dei nostri incontri
● La squadra dei bionici insegna ai ragazzi come vivere nonostante i problemi legati alle protesi (nelle foto a sinistra Andrea De Beni, a destra Valentina Acciardi e in basso Alessandro Ossola)
● Sono 21 bionici perché indossano una protesi, a causa di problemi congeniti o incidenti
● Si sono uniti sotto il nome di Bionic People e girano le scuole trasferendo la loro esperienza dalla quale i ragazzi possono trarre esempio di volontà è fare capire ai più giovani che conta la testa. Con quella, le difficoltà si possono superare, che siano fisiche o di altro tipo. Nella vita i momenti bui sono tanti».
A insegnarlo ci pensa anche Chiara Bordi. Ieri, in città, dove i «Bionic» si sono presentati, c’era pure lei. È nota per aver partecipato a Miss Italia. Sfilando, orgogliosa, con la sua protesi alla gamba. «Per me - confessa - è diventata un accessorio. È un elemento che mi caratterizza, che fa parte di me e che non ho problemi a mostrare». Anche Gregory leperdi indossa più o meno lo stesso arto artificiale. Torinese, anche lui vittima di un incidente, è stato capitano della squadra di sledge hockey nelle ultime Paralimpiadi. E insegna ai più piccoli che anche quando la vita sembra essere finita in qualche modo può ricominciare».
L’ironia Per loro le protesi sono solo un accessorio che non impedisce di fare sport anche stremi