Note da favola con Clara e il suo Schiaccianoci
Cosa «fa» più Natale dello Schiaccianoci? Difficile davvero trovare una valida alternativa; non a caso, poche altre partiture della classica, per la gioia di grandi e piccini, hanno raggiunto tale popolarità universale da divenire un vero e proprio «must» per celebrare le festività di fine anno. Anche questa volta dunque sarà James Conlon, direttore stabile dell’orchestra sinfonica nazionale della Rai, a dirigere questa sera, alle 20.30 all’auditorium Toscanini, la partitura integrale del capolavoro di Cajkovskij, in forma sinfonica, in occasione del tradizionale concerto di Natale. Per chi non riuscisse ad esserci ecco predisposta la diretta radiofonica su Radio3 e sul circuito di Euroradio; non basta: replica per le famiglie domani alle 16, nell’ambito del cartellone di «Classica per tutti» (in questo caso sono previsti svariati estratti, insomma una succosa antologica). Cajkovskij e il balletto: il binomio è quasi automatico, e se subito vengono in mente il Lago dei cigni e la Bella addormentata, in realtà lo Schiaccianoci op. 71 — composto nel 1892, a un anno appena dalla tragica morte e andato in scena per la prima volta al Mariinskij in quel medesimo anno — è in assoluto e per antonomasia l’inossidabile evergreen. E allora alzi la mano chi non ha presente almeno alcune delle più famose e immortali melodie profuse entro il balletto stesso ispirato a Hoffmann, una fiaba senza tempo per viaggiare nel regno della fantasia il cui plot è ben noto: alla vigilia di Natale la piccola Clara riceve una quantità inverosimile di regali, quindi nel sogno eccola alle prese con uno schiaccianoci a forma di soldatino, poi con oggetti e personaggi vari che assumono movenze magiche; una fantasmagoria di immagini che hanno il corrispettivo nella varie danze caratteristiche, collocate in partitura dopo la scintillante Ouverture. Se la bonaria Marcia e la zuccherosa Danza della fata confetto sono talmente celebri e immediate da lasciarsi apprezzare da audiofili e neofiti, ecco che la Danza russa s’impone per quel suo ritmo squadrato che ne esalta il carattere vigoroso: ricca di brio ed esuberante verve, vede un tripudio di scintillanti sonorità ad amplificarne il tono ottimistico e la cordiale comunicativa. Quanto alla Danza araba, con le sue delicate filigrane e i colori arabescanti, si ricollega a quel gusto per l’esotismo così tipico della cultura non solo musicale di fine 800 e primo 900; alla medesima sensiblerie si richiamano anche le cineserie della successiva. Celeberrimo, il Valzer dei fiori chiude con un profluvio di liquescenti figurazioni dell’arpa a rendere vaporoso l’indimenticabile tema dal suadente charme; la pagina decolla, sfolgorante e vivida, evocando il profumo della festa che inebria e quasi stordisce. Premere idealmente play, sognare e tornare bambini almeno per un giorno.
L’opera sarà proposta in forma sinfonica A dirigere l’orchestra c’è James Conlon