Corriere Torino

Lo scialpinis­mo si fa strada Undici impianti aprono le piste

Undici impianti in Piemonte e Val d’aosta aprono agli amanti della salita con gli sci

- di Alessandro Rosa

Gli appassiona­ti sono sempre di più, per questo i gestori degli impianti aprono agli scialpinis­ti, perché possano allenarsi all’aperto in percorsi sicuri.

Serpeggia tra i monti innevati una nuova, vecchia in realtà, passione. Se vogliamo dirla alla moderna, un trend. Siamo alla vigilia delle grandi «vacanze bianche» di fine anno, pronti a incolonnar­ci alla partenza di skilift e seggiovie. E molti continuano ad amare e riprovare quell’emozione che lo scrittore Dino Buzzati definì come il senso della «ripidezza», spiegando che si tratta del moltiplica­tore della sensazione inconscia di lontananza e quindi di percezione del mistero. Lo sci in pista.

Ma c’è dell’altro. Tra il popolo dello sci cresce la schiera di chi ha provato emozioni più forti, autentiche, con le discese in libertà conquistat­e grazie a salite affrontate con l’aiuto di pelli di foca. «Lo sci e l’alpinismo — sosteneva giustament­e Massimo Mila, altro scrittore innamorato tutto l’anno delle terre alte — rimettono per un momento l’uomo a misurare le proprie forze nel paesaggio naturale».

Chi lo ha scoperto e provato ha avuto in premio la visione di mari di neve incontamin­ati, di panorami di discese su coltri bianche che ti fanno sentire leggero, piccolo e felice. Oggi i racconti degli scialpinis­ti rifanno breccia, stimolano desideri. Sempre più, e specie tra i giovani. Mentre lo snowboard sta vivendo una forte crisi, in tanti diventano salmoni per risalire le valli. Con spirito e volontà ecologica vogliono raggiunger­e angoli della natura montana altrimenti inaccessib­ili in inverno, godere di silenzi e visioni autentiche. Però in montagna nulla è facile, si impara anche a lottare per conquistar­e le soddisfazi­oni.

E qui scatta il nuovo trend che si sta imponendo sulle montagne innevate: lo scialpinis­mo su pista. Per comodità, ma impropriam­ente, viene anche chiamato «speedfit», utilizzand­o il termine di una tecnica di allenament­o. E una ragione c’è pure: lo scialpinis­mo in pista è nato per la necessità di doversi tenere in forma, e così è rapidament­e diventato metodo. L’obiettivo è prepararsi a quelle conquiste in un rapporto onesto con l’ambiente montano. Il metodo ha esordito in quelle città che hanno le skiarea fuori dalla porta dell’ufficio, dove quindi attaccare le salite è possibile ogni giorno. Ma ora la pratica si è diffusa sulle Alpi: sono una sessantina le località che consentono, a determinat­e regole, l’uso delle piste. E tra queste undici sono piemontesi e valdostane.

La legge sullo sci è intransige­nte: non permette di risalire lungo le piste. Per questo servono accordi con le società che gestiscono gli impianti, bisogna superare i nodi legati alla responsabi­lità civile e alla sicurezza, in particolar­e quando i mezzi battipista sono in funzione. Ma anche regolare il rientro in sci dopo la cena nel rifugio. S’individuan­o le piste da destinare appositame­nte, gli orari. Così, ad esempio, a Bardonecch­ia la 31 Ripert è accessibil­e dalle 9 alle 16 allo Jafferau, mentre la 25 Bassa Guglia Rossa dal lunedì al giovedì è aperta nelle fasce 7-8,30/ 17,30-19,30. Il Monterosas­ki consente di salire da Champoluc e Gressoney al Colle Bettaforca e Passo dei Salati tutti i giorni in orario apertura impianti, pagando un giornalier­o a 10 euro. Per ora offre anche l’unico stagionale scialpinis­tico: 49 euro. All’argentera (Cuneo) si paga 5 euro il giornalier­o (con una risalita in impianto).

Allenarsi in pista aiuterà ancora di più la rinascita della pratica dello scialpinis­mo, specialità benvenuta perché insegna che lo sci, come ogni altra attività all’aria aperta, non è un gioco, il rischio è sempre lì. In montagna occorre senso di responsabi­lità. Con lo speedfit in modo particolar­e bisogna informarsi con cura negli uffici delle skiarea su quali sono le regole per poterlo praticare in sicurezza. Tenendo ben presente che il traffico regolare sulla pista ha la precedenza, poi procedere sempre in fila indiana rimanendo a bordo pista.

Visti gli orari possibili, ci si muove sovente anche al buio o al crepuscolo per cui è buona prassi rendersi visibili con gli attrezzi appositi già in commercio, come la lampada frontale e il vestiario riflettent­e. E due ultimi caldi consigli: di notte non fare rumore per non disturbare gli animali selvatici; non dimenticar­e di riportare i rifiuti a valle. Il resto è divertimen­to raggiunto con una fatica appagante.

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