Minerba allontanato dal festival Lovers
Il fondatore non potrà collaborare con Luxuria Il comitato di gestione: se vuole lavori gratis
Giovanni Minerba è definitivamente fuori da Lovers. Il Comitato di gestione del Museo del Cinema ha deciso: niente più contratto di collaborazione per il padre del più antico festival di cinema lgbt europeo. Minerba non potrà dunque lavorare con la direttrice Vladimir Luxuria alla prossima edizione dell’ex Cinema Gay, in programma a fine aprile. Gli hanno detto che se vuole può offrirsi come volontario senza compenso. Non so se dicessero sul serio, o se volessero solo prenderlo per i fondelli: con certa gente è difficile distinguere.
Per motivi che preferisco non approfondire la notizia è rimasta chiusa nelle segrete stanze del Museo.
Chiusa per modo di dire: sono giorni che gira libera e selvaggia in città. Diciamo che non l’hanno ufficializzata.
Così ieri mattina molesto telefonicamente il presidente Ghigo, e gli domando se si tratti di notizia vera o di bufala. Ghigo conferma: è vera.
E aggiunge: «Il direttore (del Museo, Mimmo De Gaetano. Ndr) mi ha spiegato che Minerba ha già avuto tre anni di collaborazioni e adesso bisognava arrivare al punto».
In effetti Minerba all’inizio del 2017 fu estromesso dalla direzione del Festival, che deteneva dalla fondazione nel 1986, e auspice l’assessore Giusta venne sostituito da Irene Dionisio.
Tuttavia, per non rinunciare alla sua esperienza (o per evitare che piantasse casino sui giornali) il Museo gli offrì due anni di collaborazione «per riordinare l’archivio», a 50 mila euro all’anno.
Quando la direzione di Irene Dionisio fu prolungata per un terzo anno, a Minerba riconobbero 10 mila euro per curare una sezione del Festival.
Dunque il discorso di De Gaetano a Ghigo non farebbe una grinza (non sta scritto da nessuna parte che a Minerba spetta una consulenza a vita), se non fosse che la nuova direttrice di Lovers, Vladimir Luxuria, si fida ciecamente di Minerba, e contava sulla sua competenza per gestire la complessa macchina del Festival.
La dichiarazione di Ghigo mi illumina sulla tempistica e gli artefici della defenestrazione. Tutto è accaduto dopo le dimissioni di Toffetti e prima dell’arrivo alla presidenza di Ghigo. Toffetti era pronto a firmare il contratto di Minerba (con un compenso sensato, ça va sans dire), mentre Ghigo viene informato dal direttore De Gaetano che gliene parla come di cosa già fatta; e senza chiarirgli con precisione chi è e che cosa rappresenta per Lovers il «collaboratore» tagliato.
Infatti Ghigo resta piuttosto colpito quando glielo spiego io al telefono. Ad ogni modo. Se non ha deciso il presidente attuale, e neppure il precedente, vuol dire che nell’interregno ha deciso in perfetta solitudine il Comitato di gefuoco stione, nelle persone dei rappresentanti di Comune (Renda), Fondazione Crt (Venezia) e Compagnia di San Paolo (Valle): quello di Gtt, il romano Del Brocco, mi pare un po’ fuori dalle dinamiche.
A parte la stravaganza di una decisione tanto importante assunta alla chetichella, approfittando dell’assenza di un presidente, qui si notano altre due anomalie.
La prima riguarda i poteri del direttore di Lovers. Di norma un direttore ha il pieno diritto di scegliersi i collaboratori che preferisce: ma se il Comitato nega a Minerba il contratto di collaborazione, Luxuria non può sceglierselo come collaboratore, e allora di che stiamo parlando?
L’altra cosa strana è che all’inizio dell’anno fu lo stesso Comitato di gestione a far e fiamme per convincere Toffetti ad accettare la nomina di Luxuria: l’allora presidente sulle prime era contrario. Fatico quindi a comprendere le vere ragioni della cacciata di Minerba.
L’unica conseguenza logica sarebbero (saranno?) le dimissioni di un’incazzatissima Luxuria, privata di un partner di lavoro che considera irrinunciabile. Intuibili e disastrose le conseguenze per un Festival che ne ha già passate di ogni, e che a quattro mesi dall’inaugurazione si ritroverebbe
La tempistica
Decisione presa dopo le dimissioni di Toffetti e prima dell’arrivo di Ghigo
allo sbando.
Al momento però Luxuria — come Minerba — preferisce non parlare, e posso capirla: spera ancora che la questione non sia chiusa, che ci ripensino.
Le ho detto di non contarci troppo: questa è Torino, e a Torino se c’è da scegliere tendenzialmente si sceglie il peggio; e poi si va avanti a testa alta, con i sorrisi in volto e con i tramonti negli occhi. Come i 600 nella Valle della Morte a Balaklava.