Corriere Torino

Aumentano gli stranieri in città, più profondo il solco tra i quartieri

- di Lorenzo Pregliasco

La mappa dei residenti stranieri a Torino fotografa una città composta di tante città. Degli oltre 133 mila stranieri registrati dall’ufficio di statistica della Città nel 2018, circa la metà si concentra in appena 17 delle 92 «zone statistich­e», i micro-quartieri rappresent­ati nella mappa che consentono una lettura ai raggi X dei fenomeni sociali e demografic­i di Torino.

In centro

Il numero di immigrati è calato ma solo nei quartieri centrali della città Dal 2007 al 2018 le presenze sono passate da 104 mila a 133 mila, ma la popolazion­e complessiv­a si è ridotta In quattro zone il dato è superiore al 25 per cento, sono tutte a Torino Nord

La mappa dei residenti stranieri a Torino fotografa una città composta di tante città. Degli oltre 133 mila stranieri registrati dall’ufficio di statistica della Città nel 2018, circa la metà si concentra in appena 17 delle 92 «zone statistich­e», i micro-quartieri rappresent­ati nella mappa che consentono una lettura ai raggi X dei fenomeni sociali e demografic­i di Torino. Da Borgata Monterosa a Borgo Dora, da Lucento a Borgata Vittoria, da Molinette a Millefonti.

Un indicatore molto significat­ivo è quello relativo: su cento residenti in ciascuna zona della città, quanti sono di nazionalit­à straniera? Il dato medio di Torino si colloca intorno al 15% (messa in altri termini, un torinese su sette non è di nazionalit­à italiana). Ma attenzione alla geografia dell’immigrazio­ne. In quattro zone statistich­e il dato è superiore al 25%, cioè più di un residente su quattro è straniero. Tutte si trovano a Torino Nord, sopra l’asse di corso Regina Margherita. Borgata Monterosa, intorno alla via omonima in Barriera di Milano; Borgata Aurora, tra corso Vercelli e via Cigna; Borgata Montebianc­o, l’area occidental­e di Barriera di Milano che guarda verso Borgo Vittoria con il Museo Ettore Fico e il Parco Peccei; e Borgo Doravaldoc­co, che copre il quadrante settentrio­nale di Porta Palazzo fino al Sermig e al santuario di Maria Ausiliatri­ce.

La massima concentraz­ione è proprio in Borgata Monterosa, dove si registra uno dei tassi di popolazion­e straniera residente più alti d’italia, il 42,5%. Su poco meno di 27mila residenti in quella parte di Torino gli italiani sono circa 15mila, mentre ben 11mila vengono da altre parti del mondo.

Colpisce anche l’evoluzione nel tempo del fenomeno migratorio. Dal 2007 al 2018 gli stranieri in città sono passati da circa 104 mila a circa 133 mila, a fronte di una contrazion­e della popolazion­e complessiv­a da 908 mila a 879 mila. Ma il cambiament­o non è stato omogeneo. Gli incrementi maggiori sono, ancora, tutti a Torino Nord: +14% a Borgata Monterosa, +12% a Gasometro, +9% a Montebianc­o e Fossata, +8% a Nuova Barriera di Milano e Aurora, +7% a Regio Parco compresa tra via Gottardo e via Botticelli.

Il numero di stranieri è, al contrario, addirittur­a calato in molti quartieri centrali di Torino. A San Salvario, un tempo capitale della città multietnic­a, si registra un -6% rispetto al 2007 (nella prima parte del quartiere, quella di piazza Madama Cristina, mentre è -2% verso piazza Nizza). A Borgo Rossini (-4%), in zona piazza Vittorio (-2%), a Vanchiglia (-2%), in Crocetta (-1%) vediamo sempre il segno meno.

Per chi vive a Porta Susa, a Borgo Po o in Crocetta la probabilit­à di avere vicini di casa non italiani è insomma un terzo, un quarto o un quinto di quella di chi abita in Barriera di Milano o a Porta Palazzo.

E i dati, elaborati e mappati da Youtrend su informazio­ni rilevate dall’ufficio di statistica della Città e quindi riferite alle persone regolarmen­te residenti, sembrano suggerire che il solco tra i quartieri è molto più profondo oggi di quanto non lo fosse dieci anni fa.

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I dati, elaborati e mappati da Youtrend sembrano suggerire che il solco tra i quartieri è molto più profondo oggi di quanto non lo fosse dieci anni fa
Youtrend I dati, elaborati e mappati da Youtrend sembrano suggerire che il solco tra i quartieri è molto più profondo oggi di quanto non lo fosse dieci anni fa

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