Adramet, Guinea-torino andata e ritorno
Il rientro a casa dopo un master e l’esperienza positiva di accoglienza a Cavoretto
Guinea-torino andata e ritorno. È la storia di Adramet Barry, 38 anni, che dopo dieci anni sotto la Mole è tornato a lavorare nella repubblica africana dov’è nato: «E dove condivido l’esperienza acquisita in Italia». Oggi è un mediatore culturale, ma quando arrivò in Piemonte nel 2010 l’integrazione non era nei suoi piani: «Dopo il ricongiungimento familiare ho iniziato a lavorare per un’azienda di telefonia, ma per appena sei mesi: poi è scoppiata l’emergenza nord Africa». Non poteva stare fermo. E così l’accoglienza è diventata il suo mestiere. E la sua vocazione. Tanto che Adramet è stato fautore di un modello tutto nuovo, quello di Cavoretto. Il centro ha chiuso nel 2018 per volontà delle cooperative, «ma è stata una grande soddisfazione: perché quel luogo ha dimostrato, prima di tutto a me stesso, che fosse possibile un’accoglienza diversa, dove chi arriva e chi abita il quartiere diventano la stessa comunità». Quando i primi 38 profughi arrivarono, nel 2016, in quell’hotel in disuso nel centro del piccolo borgo, il primo impatto furono diffidenza e proteste. Di tutta risposta, i ragazzi immigrati pulirono la lunga scalinata del quartiere. E così pian piano, i residenti iniziarono a frequentare il centro e ne nacquero i «venerdì di Cavoretto», tra libri e strimpellar di chitarra. Furono proprio loro a mettersi a disposizione per corsi di italiano, laboratori di arte, attività che insegnassero ai giovani un mestiere. Finita quell’esperienza, Adramet ha frequentato un master a Torino: «Volevo fare un salto di qualità, rimanendo nell’ambito, ma volevo anche creare un ponte tra l’italia e il mio paese d’origine». Così, il biglietto per la Guinea, datato 21 gennaio: «Non avevo ancora un lavoro.
Il 16 però, il giorno dopo aver preso il master, l’associazione cuneese Lvia mi chiamò: avevo vinto la call a cui avevo partecipato. Per lavorare proprio in Guinea». Lì Adramet ora è coordinatore italiano di un progetto pilota sulle anagrafi, ma dal 2021 si occuperà di impiego giovanile: «Che è esattamente quello che sognavo di fare: dopo aver lavorato con chi arriva, ora mi occuperò di chi vuole partire, mostrando loro le opportunità del Paese d’origine». Oggi, Torino gli manca: «Mi sembra di aver lasciato qua un pezzo di cuore. Ma sono felice perché ora posso restituire alla Guinea quello che questa città mi ha dato. E ci torno appena posso».