Corriere Torino

Galleria bistrot Spazio Mouv’ Dove sembra di essere a Parigi

- Francesca Angeleri

Quanto piace a Torino sentirsi un po’ Parigi. E anche ai turisti, quando arrivano (soprattutt­o se giungono dal Sud e non sono abituati ai viali ortogonali e alle soffitte bohème che sbucano alte dai palazzi) e passeggian­do nell’aria fredda si rendono improvvisa­mente conto che no, non è (più) tutto Fiat. Anzi. La Torino che assomiglia a Parigi risplende nelle architettu­re, nel castello in piazza, nei giardini curati, nelle vetrine del centro che combattono una battaglia di eleganza. Soprattutt­o è nei profumi del cibo caldo e pronto ad accogliere in trattorie, che in alcuni casi ricordano un bistrot. Lo Spazio Mouv’ sorge nel cuore di San Salvario, in un angolo che si impegna per restare (anche) diurno tra via Silvio Pellico e via Sant’anselmo proprio di fronte alla Trebisonda, una delle librerie del quartiere. Subito si resta colpiti da due cose: le vetrate dal sapore antico che illuminano da ogni lato appannate dai vapori della cucina e le pareti bianche su cui spiccano opere d’arte che cambiano nel tempo. Galleria con bistrot si definisce questo ristoranti­no che ospita dagli esordi mostre d’arte e presentazi­oni di libri. Mauro Virdis è la fortunata new entry dell’ultimo periodo. Famoso chef di un «luogo sacro» della cucina torinese, il Vitel Etonné, Virdis ha eletto questo luogo come campo di gioco per una nuova partita: il cuore di un cuoco è difficile da pla(c)care. È un mestiere totalizzan­te che porta a girare il mondo e investire ogni minuto della propria giornata ai fornelli. Dopo un momento in cui, trascorsi tanti anni nello stesso luogo, gli era tornato il desiderio di ricomincia­re all’estero o comunque fuori città (magari su qualche bella collina incastrata nelle viti), sono state la moglie e la piccola Matilde che lo hanno convinto a optare per il melting pot che brulica al fianco di Porta Nuova. I suoi piatti sono praticamen­te leggendari in città: dai tajarin 36 tuorli all’agnolotto gobbo, dalla finanziera alla trippa di baccalà. Dalle 18 alle 20 l’aperitivo è un’esperienza diversa dal solito: piccoli deliziosi piatti da stuzzicare accompagna­ti con calici di vino abbinati dal sommelier. Gli accostamen­ti sono suggeriti dalla stagionali­tà e dal rapporto di fiducia con i fornitori, per il pesce c’è un altro mitico della gastronomi­a torinese: a una moeca fritta o una tartare di crudo di Beppe Gallina non sarà difficile abbinare la giusta bolla.

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● I piatti dello chef Mauro Virdis sono leggendari in città: tajarin, finanziera, baccalà

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