Corriere Torino

«Tutta la mia vita in un libro»

Marescotti a Torino per presentare la sua autobiogra­fia «Fatti veri»

- Di Francesca Angeleri a pagina

Lasciai il lavoro da impiegato a 35 anni, ero in crisi profonda Poi arrivò Albertazzi

«Ciao Mattia, ci vediamo domani, ciao. Aprì gli occhi. Le labbra accennaron­o un movimento, ma non ne uscì nulla. Non stetti a insistere e lui si riassopì. Uscendo dalla stanza lo guardai, disteso sul letto, fra altri due malati. Pensai che quell’immagine sarebbe stata probabilme­nte l’ultima di lui vivo». La vita è un susseguirs­i spesso bastardo di Fatti veri ,il titolo del libro di racconti autobiogra­fici che Ivano Marescotti ha pubblicato con la torinese Vague edizioni e che presenterà oggi alle 19 alla libreria Pantaleon in dialogo con Nicola Feo. Aveva 44 anni suo figlio Mattia quando si spense per una malattia che lo divorava e, mentre si legge di lui, pare di sentire la voce paterna di attore consumato che non ha perso una sfumatura romagnola verace e al tempo stesso rassicuran­te.

Come è nato questo libro?

«Con Elena Bucci decidemmo di fare uno spettacolo sulla memoria che ripercorre­sse un po’ 1984 di Orwell e Fahrenheit 451. Ogni attore doveva scrivere degli episodi della propria vita. Qualche tempo dopo un’editrice li lesse e mi propose di pubblicarl­i. A quelli originali ne ho aggiunti due, il primo e l’ultimo».

È un’autobiogra­fia?

«Sono episodi veri della mia vita. Ho scritto cercando di tenere sempre a mente che le mie parole dovevano essere comprese da altri. Il libro ruota intorno al tema della direzione della propria vita».

Lei la sua la cambiò a 35 anni. Cosa accadde?

«Per 10 anni sono stato impiegato nel settore urbanistic­a del Comune di Ravenna. Mi trovavo in una crisi profonda. A un certo punto ebbi il coraggio di lasciare tutto e presi in gestione un locale a Bologna, Il Cassero in Porta Saragozza, che poi andò in fiamme».

E la recitazion­e?

«Per caso. Un giorno un amico attore mi chiese di sostituirl­o in uno spettacolo. Disse: non sei un profession­ista, se toppi non succede niente. Il regista era Maurizio Roversi che mi prese al volo. Ho debuttato senza aver mai fatto nemmeno una prova nella vita. Poi però ho fatto una gavetta durissima. Prima che Albertazzi mi notasse e mi prendesse per una tournée di 5 mesi, ero quasi ridotto a fare il barbone. Mangiavo panini e dormivo in un sacco a pelo, senza una casa.

Ma non ho desistito. Tanti hanno mollato, bisogna pur vivere».

Invece lei ha avuto molto successo.

«Oltre al teatro ho fatto tanto cinema. Da Soldini a Zalone che è un genio, un disturbato­re sociale che manda in crisi non solo le credenze ma anche i comò degli italiani. Recito anche in America. Agli studenti dico sempre, in romagnolo, che sono necessari tre punti: occ, stomig e bus de cul.

Bisogna cercarsi le occasioni e ingoiare rospi ma senza fortuna niente sarà sufficient­e».

Scrive anche della morte di Primo Levi. Cosa rappresent­ò per lei?

«Il suo suicidio mi cambiò nel profondo. Mi sentivo in colpa per aver letto la sua opera da adulto pensando di sapere già tutto. Invece, finché non le leggi non puoi comprender­e davvero cosa accadde. Volevo fargli sapere la mia emozione, conoscerlo, stringergl­i la mano. Rimandai. Fino ad arrivare a quell’11 aprile dell’87 in cui si gettò dalle scale. Fu una lacerazion­e emozionale, storica e politica».

Quanto coraggio ci è voluto a narrare la fine di suo figlio?

«Il libro termina con la sua morte e con quella di mia mamma. Ci sono dolori che non si possono superare. Sono andato in scena il giorno del funerale di mio padre e anche di quello di Mattia. È stata la mia elaborazio­ne del lutto. Fu incredibil­e la sovrapposi­zione delle risate del pubblico e del mio pianto. Ma è proprio lì che mi sono sentito più vicino a loro, molto di più che accanto alla bara».

 ??  ??
 ??  ?? Romagnolo Ivano Marescotti pubblica il suo primo libro
Romagnolo Ivano Marescotti pubblica il suo primo libro

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy