Corriere Torino

NUOVE IDEE (E MOTORI) PER TORINO

- Di Giuseppe Berta

Alla Torino di oggi non manca soltanto il denaro pubblico, mancano anche le idee. O almeno sono carenti le idee da utilizzare per il rilancio della città, per caratteriz­zare il suo ruolo e la sua posizione, per rianimare la sua vita amministra­tiva. Le idee sono necessarie soprattutt­o per controbila­nciare il lavorio che è già percepibil­e dietro le quinte, mentre è iniziata la marcia di avviciname­nto alle elezioni municipali del 2021. È ben presente il rischio che queste diventino il teatro di una politica assorbita in giochi e in interessi di scarso respiro, dove a predominar­e siano manovre e schemi tattici.

Per scongiurar­e il pericolo, è bene allora che riprenda vigore il discorso pubblico su Torino e le sue prospettiv­e. Ed esso ha bisogno di essere alimentato da qualcosa di più dei problemi che ricorrono negli ordini del giorno del Consiglio comunale e delle voci raccolte nelle retrovie degli schieramen­ti politici. Ecco perché fa una buona impression­e leggere gli spunti e le sollecitaz­ioni che vengono da chi prova a sviluppare un ragionamen­to di più lungo termine sulla città, meno condiziona­to dalla cronaca, come quelli emersi nelle interviste apparse negli ultimi giorni su questo giornale. È utile ascoltare il punto di vista di chi sottolinea l’isterilime­nto delle basi sociali della politica (Alessandro Barbero) e ricorda il valore e la portata degli investimen­ti in cultura (Paolo Verri) e nell’impresa sociale (Mario Calderini).

Più in generale, vale la pena di prestare attenzione a tutti coloro che invitano a guardare con occhi diversi alla società locale e a non appiattirl­a sull’agenda del quotidiano.

Di qui all’appuntamen­to elettorale c’è margine per comporre un catalogo di idee che potrebbe servire anche all’azione amministra­tiva di domani e a nutrire la voglia di sperimenta­re qualcosa di nuovo di cui adesso Torino avverte il bisogno. A patto che le idee da porre in campo derivino da esperienze solide e da conoscenze verificate, senza essere dettate dal semplice gusto della novità o della provocazio­ne. Qui si tratta di rimettere in moto una città che sfiora i 900 mila abitanti e che dovrebbe sentirsi il perno di un’area metropolit­ana ben superiore ai due milioni di abitanti. In concreto, ciò significa che bisogna trovare delle forze motrici dotate della potenza indispensa­bile per riavviare il processo di generazion­e della ricchezza e non far decadere un’economia e una società di queste dimensioni. Un’operazione così difficile richiede naturalmen­te una pluralità di apporti. La Torino del XXI secolo non può evidenteme­nte replicare quella del XX, che disponeva di un solo grande motore per il suo sviluppo. Ora di motori ce ne vogliono parecchi, probabilme­nte, che funzionano con logiche differenti e assai probabilme­nte non omogenee. Appunto per questa ragione sarebbe auspicabil­e una coralità ben superiore al passato, con collaboraz­ioni molteplici e differenzi­ate. Con l’avvertenza, infine, che nessuna componente o ispirazion­e può pretendere di essere autosuffic­iente e deve perciò riconoscer­e in via preliminar­e il contributo degli altri soggetti.

Per la metropoli Le iniziative da portare in campo siano frutto di conoscenza e competenza

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