NUOVE IDEE (E MOTORI) PER TORINO
Alla Torino di oggi non manca soltanto il denaro pubblico, mancano anche le idee. O almeno sono carenti le idee da utilizzare per il rilancio della città, per caratterizzare il suo ruolo e la sua posizione, per rianimare la sua vita amministrativa. Le idee sono necessarie soprattutto per controbilanciare il lavorio che è già percepibile dietro le quinte, mentre è iniziata la marcia di avvicinamento alle elezioni municipali del 2021. È ben presente il rischio che queste diventino il teatro di una politica assorbita in giochi e in interessi di scarso respiro, dove a predominare siano manovre e schemi tattici.
Per scongiurare il pericolo, è bene allora che riprenda vigore il discorso pubblico su Torino e le sue prospettive. Ed esso ha bisogno di essere alimentato da qualcosa di più dei problemi che ricorrono negli ordini del giorno del Consiglio comunale e delle voci raccolte nelle retrovie degli schieramenti politici. Ecco perché fa una buona impressione leggere gli spunti e le sollecitazioni che vengono da chi prova a sviluppare un ragionamento di più lungo termine sulla città, meno condizionato dalla cronaca, come quelli emersi nelle interviste apparse negli ultimi giorni su questo giornale. È utile ascoltare il punto di vista di chi sottolinea l’isterilimento delle basi sociali della politica (Alessandro Barbero) e ricorda il valore e la portata degli investimenti in cultura (Paolo Verri) e nell’impresa sociale (Mario Calderini).
Più in generale, vale la pena di prestare attenzione a tutti coloro che invitano a guardare con occhi diversi alla società locale e a non appiattirla sull’agenda del quotidiano.
Di qui all’appuntamento elettorale c’è margine per comporre un catalogo di idee che potrebbe servire anche all’azione amministrativa di domani e a nutrire la voglia di sperimentare qualcosa di nuovo di cui adesso Torino avverte il bisogno. A patto che le idee da porre in campo derivino da esperienze solide e da conoscenze verificate, senza essere dettate dal semplice gusto della novità o della provocazione. Qui si tratta di rimettere in moto una città che sfiora i 900 mila abitanti e che dovrebbe sentirsi il perno di un’area metropolitana ben superiore ai due milioni di abitanti. In concreto, ciò significa che bisogna trovare delle forze motrici dotate della potenza indispensabile per riavviare il processo di generazione della ricchezza e non far decadere un’economia e una società di queste dimensioni. Un’operazione così difficile richiede naturalmente una pluralità di apporti. La Torino del XXI secolo non può evidentemente replicare quella del XX, che disponeva di un solo grande motore per il suo sviluppo. Ora di motori ce ne vogliono parecchi, probabilmente, che funzionano con logiche differenti e assai probabilmente non omogenee. Appunto per questa ragione sarebbe auspicabile una coralità ben superiore al passato, con collaborazioni molteplici e differenziate. Con l’avvertenza, infine, che nessuna componente o ispirazione può pretendere di essere autosufficiente e deve perciò riconoscere in via preliminare il contributo degli altri soggetti.
Per la metropoli Le iniziative da portare in campo siano frutto di conoscenza e competenza