Piazza Statuto, chiude l’ultima edicola La titolare: «Inevitabile»
«Purtroppo non ci sarà più l’edicola, ragioni logistiche, economiche e personali hanno reso inevitabile questa scelta. Ringrazio tutti per aver partecipato a questa attività, acquistando, chiacchierando, ridendo, condividendo tempo ed energie». E così un’altra rivendita della città, l’ultima di piazza Statuto, abbassa la saracinesca. «I tempi sono cambiati — racconta l’ex titolare Marzia Titone, 47 anni, torinese — negli ultimi anni i clienti sono dimezzati». In particolare, «manca totalmente la fascia tra gli 11 e i 35 anni — aggiunge — e chi continua a leggere fa più attenzione a quanto spende. È un brutto segno per tutta la società». Per comprare la licenza, 12 anni fa, aveva investito tutti i suoi risparmi: 200 mila euro. Prima di gettare la spugna ha tentato di vendere, ma quei pochi che si sono fatti vivi, di fronte a un investimento rischioso, hanno rinunciato. In Italia nel 2001 c’erano più di 36 mila edicole. Oggi, secondo la Fieg, ne sono rimaste 11 mila. Quasi 4 chiusure al giorno. Situazione analoga per le vendite dei quotidiani: dai 6,8 milioni di copie al giorno nel 1992 si è passati a 1,8 milioni nel 2019. Cinque milioni in meno al giorno. La signora Vanda, 75 anni, professoressa di latino in pensione, era una cliente fissa: «Ciò che accade mi sembra un progresso fasullo, freddo e distante. Quando chiude un’edicola muore il rapporto umano. È assurdo che non ce ne sia una in una piazza così grande». Con l’informazione online il destino della carta è in salita. Se si chiede a Marzia che cosa le mancherà di più la risposta è semplice: «Poter leggere qualunque cosa e le relazioni umane».