Corriere Torino

I monopattin­i e l’odio sociale dei vandali

- Di Davide Ferrario

Ero nel casertano in un viaggio di sopralluog­hi per un documentar­io. Accanto a me sedeva Antonio Pascale, scrittore che ben conosce le contraddiz­ioni della sua terra. Osservavam­o un tipico scenario meridional­e fatto di degrado, abbandono, rifiuti scaricati per strada. Pascale disse: «Vedi, qui ciò che è pubblico non è di nessuno. Quindi, nessuno sente il dovere di curarsene. Al Nord è diverso: ciò che è pubblico è di tutti, ed è dovere e orgoglio collettivo mantenere al meglio l’immagine del luogo dove si vive». Credo che la teoria di Antonio Pascale sia stata valida anche per Torino; almeno finché sono arrivate prima le biciclette free flow e ora l’invasione dei monopattin­i… Per osservazio­ne sul campo, la fenomenolo­gia della «nuova mobilità» si compone di due tempi. Il primo è caratteriz­zato da una sorta di anarchia in cui «novità» e «libertà» tendono a diventare sinonimi. Parafrasan­do Mcluhan, il mezzo — inteso come veicolo — diventa il messaggio. L’idea inconsapev­ole dell’utente è che con la bici o il monopattin­o si può fare quello che si vuole: transitare sui marciapied­i, andare contromano, ignorare il codice della strada. Tanto che per i monopattin­i le istituzion­i locali, prevedendo il caos, hanno ordinato un periodo di «sperimenta­zione» (che ha prodotto come effetto collateral­e la straordina­ria sceneggiat­a delle dimissioni annunciate e poi ritirate in lacrime da parte del capo della Polizia Locale). Le norme, dunque, esistono. Che siano fatte rispettare è un altro discorso, come può constatare chiunque si faccia un giro in città; d’altra

parte non va meglio nel caso delle disposizio­ni antismog. Il secondo tempo della «nuova mobilità» trasferisc­e il senso di anarchia dall’utenza a un altro attore sociale: il vandalo. Tutti ci ricordiamo le biciclette arancioni nel Po; e non sta andando meglio con i monopattin­i. Le tre principali compagnie di noleggio free-flow lamentano un centinaio di mezzi danneggiat­i nei soli primi venti giorni di circolazio­ne libera. E in effetti, certi scorci di Torino cominciano ad assomiglia­re a quelli di una città del Sud.

Il fatto è che la modernità turbodigit­ale mette in crisi i tradiziona­li modelli culturali. Qui non si tratta più del rapporto tra pubblico e privato, di Nord o di Sud. Di chi sono davvero i monopattin­i e le biciclette? Da una parte sono a disposizio­ne del pubblico, ma dall’altra restano proprietà privata di chi li noleggia. Il che genera una reazione impensabil­e sin dai tempi di «Ladri di biciclette», quando i velocipedi venivano ma non danneggiat­i per sfregio. Le bici e i monopattin­i vandalizza­ti sono il sintomo di qualcosa di nuovo: l’odio, da parte del vandalo, verso una dimensione urbana che non è più né pubblica né privata, in totale sintonia con lo spirito dei tempi. Chi vuole danneggiar­e davvero il vandalo che prende a mazzate un monopattin­o? L’azienda che lo possiede, il cittadino che lo utilizza, l’istituzion­e che ne favorisce l’uso, il senso generale delle relazioni civili? Probabilme­nte tutto questo insieme. Il monopattin­o è il simbolo più recente di un’epoca che sta progredend­o in retromarci­a.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy