Corriere Torino

Pausa pranzo, c’è una bolla del food in centro?

- Alessandro Chetta

Galleria San Federico, ore 13.30, pausa pranzo. Dove si va? Proviamo da Spoto in via XX Settembre, tranci di pizza, insalate, primi. Niente, chiuso per fine attività. Eppure era su da un anno e mezzo appena.

Tentiamo allora alla trattoria Fratelli Ansaldi,

since 1960, in via Santa Teresa. Chiusa. Una delle titolari, Doriana Ansaldi, certifica: «Affitto e costi alti. Chiudiamo dopo sessant’anni, davvero un peccato».

Come dire: il food dà, il food toglie. Darwinismo gastronomi­co. In pochi mesi hanno invaso il centro diversi nuovi brand (Pescaria, Starbucks...). Ma per altri, giochi finiti. Bisogna capire se il saldo risulterà positivo o meno.

La fame morde, ci arrangerem­o diversamen­te. Buttato giù un boccone ora ci va un bel caffè. È in zona la rinomata Venier in via Monte di Pietà. Ma non lavora il lunedì. Poco male, c’è a due passi la storica Lavazza di via San Tommaso 10: chiusa per lavori (e sbarre alle finestre, per la cronaca, anche nella gastronomi­a di fianco). Oggi non è aria. Per andare sul sicuro puntiamo la bussola su Mulassano, puro epicentro. Il tragitto restituisc­e un’immagine abituale per l’ora di pranzo torinese — tutti i negozi con saracinesc­he abbassate — ma visto l’andazzo della nostra pausa pranzo ci fa un brutto effetto da metropoli interrotta. Finalmente al cospetto dal famoso Mulassano. Però anche qui, muraglia grigia e un biglietto: «Dal 7 al 14 gennaio manutenzio­ne». Sembra una candid camera. Ci voltiamo, ecco le grandi vetrate di Baratti&milano. Che però si ferma, com’è noto, il lunedì. E comunque questa storia del lunedì «sabbatico» di tanti bar, se pure non stupisce i torinesi, lascerà perplessi molti visitatori. La nuova città a vocazione (anche) turistica necessita forse di un upgrade delle consuetudi­ni.

Ma, animo: siamo stati solo sfortunati nel fare filotto anche se a questo punto la sensazione della Torino «chiusa», manco fosse il pueblo desolato degli spaghetti-western, ci ha quasi fatto passare la voglia di caffè. S’è fatto tardi, abbiamo un treno alle 14.45 a Porta Nuova. Una volta lì però una tazzina di volata allo Chef Express, il bistrot più grande della stazione, non ce la toglie nessuno. E invece: chiuso pure questo, impacchett­ato per imponenti lavori in corso. Passo e chiudo.

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