Fitoussi: «L’europa non abbia paura delle parole»
L’economista francese domani al Grattacielo San Paolo: «Debito in Europa si può dire, senza paure»
L’economista Jean-paul Fitoussi, però, domani sarà a Torino per un altro motivo, perché sarà al Grattacielo Intesa Sanpaolo (ore 18) per un incontro che partirà dal suo ultimo libro, La neolingua dell’economia (Einaudi)
Fa parte del cda di Banca Sella e ha un passato nel Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, motivo per cui conosce il Piemonte. L’economista Jeanpaul Fitoussi, però, domani sarà a Torino per un altro motivo, perché sarà al Grattacielo Intesa Sanpaolo (ore 18) per un incontro che partirà dal suo ultimo libro, La neolingua dell’economia (Einaudi). Curato da Francesca Pierantozzi, il volume parte da un presupposto: l’utilizzo di parole svuotate di senso (in economia, come in politica) fa sì che si diffondano concetti falsati. Questo, per Fitoussi, fa comodo a chi tiene le redini del potere. «In 1984, Orwell racconta di un dittatore — osserva l’economista — che aveva creato un dipartimento per impoverire la lingua. Quando si tolgono parole dal vocabolario, queste non esistono più: è la neolingua. Nel mio libro cerco di dimostrare che siamo tutti caduti in questa trappola». Che impedisce, ad esempio, di esprimere concetti in maniera chiara. «Queste parole — prosegue Fitoussi — hanno un’influenza considerevole sulla politica, come quella che considera il debito una parolaccia da non pronunciare». Eppure, in questo esempio, il discorso è più complesso e riguarda l’europa. «Di fatto è una regione — spiega — dove ogni Paese subisce come una dittatura, in quanto le decisioni dipendono dall’umanità. Sul debito è la Germania in posizione di dittatore, mentre sulla concorrenza sono i Paesi del Nord». In questa grande «federazione-stato» in cui le decisioni appaiono impossibili, il cinismo europeo è quello di voler essere creditore, dice Fitoussi, senza amare i debitori. «L’europa — dice l’autore della teoria del lampione, che dice essersi di fatto avverata — ha bisogno di politiche pragmatiche. Meglio avere un punto in più di disavanzo in cambio di 10 punti in più di capitale umano». Quell’indice di benessere e sostenibilità che il Pil, ad esempio, non può rilevare. Eppure «l’europa ha tutte le carte in mano per rendere la sua popolazione ricca, intelligente e più felice, ma non fa questi ragionamenti». Le parole individuate da Fitoussi, da «libero mercato» a «concorrenza», fino a «cuneo fiscale», sembrano allontanare sempre più l’economia (e la politica) dalla realtà.