Porchietto: «La Lega indichi il nome del candidato sindaco»
Claudia Porchietto: «Indicarlo spetta alla Lega, noi abbiamo già avuto Cirio»
«Vincere non basta. Abbiamo il dovere di proporci ai torinesi con un candidato sindaco autorevole che venga riconosciuto come l’unico capace di governare una città così complessa». Civico — come vorrebbe il leader della Lega — o addentro ai partiti — come nel suo caso, anche se alla politica è arrivata da imprenditrice —, la deputata azzurra Claudia Porchietto si ferma a un passo dal bivio che porta al nome dell’aspirante primo cittadino del centrodestra. Ma avverte: «Prima di tutto serve una figura chiaramente competente».
Porchietto, dopo le ultime dichiarazioni di Matteo Salvini («Per Torino proporrò un candidato sindaco civico») si sente tagliata fuori dalla corsa per Palazzo civico nel 2021?
«Io sono la prima a riconoscere che la proposta del nome spetti alla Lega: per il ruolo che ricoprono nel centrodestra e anche perché Forza Italia ha già espresso il presidente del Piemonte con la candidatura di Alberto Cirio».
Ma lei non aspirava a candidarsi? Si è messa il cuore e l’anima in pace?
«In piemontese si dice: L’è
cum la bela Maria, tuti la voru gniun la pia. Ecco: non ho più tanta voglia di rivestire questo ruolo, lascio che sia chi ha più titolo di me ad occuparsi delle candidature».
Si aspetta che qualcuno glielo chieda?
«Io sono a disposizione come sempre, per dare una mano. Non sgomito per fare la candidata sindaca. Spero soltanto una cosa».
Che cosa?
«Che questa volta si voglia giocare bene la partita».
Teme che non sarà così?
«No, non lo temo. Il segretario piemontese della Lega, Riccardo Molinari, è molto attento a Torino. E rispetto al passato possiamo mettere in campo un candidato che non corre solo per partecipare ma per vincere».
E dunque che cosa occorrerà per giocare bene la partita?
«Io sono dell’idea che il centrodestra debba esprimere un modo diverso di governare la città. Un progetto credibile che non equivalga soltanto nell’evidenziare tutto ciò che non ha funzionato in questi ultimi anni di amministrazione 5 Stelle. Anni che del resto hanno risentito della pesante eredità delle giunte di centrosinistra, le quali non hanno avuto il coraggio, per esempio, di introdurre nuovi soggetti nell’industria dell’auto per paura di immettere concorrenti in un sistema consolidato. Una scelta di cui ora paghiamo le conseguenze. Non me la sento, insomma, di dare tutta la colpa a Appendino».
Ma secondo lei in che cosa ha sbagliato la sindaca?
«Nella vicenda Olimpiadi, certo. Ma non solo in quella: ha avuto una paura di fondo nella gestione di alcune partite complesse per la città. Basti vedere che cosa è successo con il parco del Valentino. Per non parlare dell’alta velocità o dell’abdicazione al suo ruolo di sindaca della Città metropolitana, un errore perché se si vogliono costruire strategie che consentano di uscire dalla crisi è necessario avere una visione ampia».
E però il centrodestra (lo stesso Salvini, ma anche una parte di Forza Italia) sostenne Appendino al ballottaggio.
«Così come una parte della sinistra. Nel 2016 bisognava dare un segnale per il cambiamento. Con il senno di poi avremmo potuto tentare un’operazione diversa che tenesse unita la coalizione».
Questa sarà la volta buona?
«Io ci credo seriamente. I torinesi hanno bisogno di lasciarsi alle spalle questi ultimi anni».
E per vincere che tipo di candidato sindaco ci vuole?
«Un moderato, certo. Ma anche un nome che abbia competenze chiare e riconosciute da tutti. Non qualcuno da sperimentare, tanto per provare a cambiare, bensì qualcuno di conosciuto perché in grado di amministrare. Non possiamo correre il rischio di vincere senza avere la persona giusta. Per questo dobbiamo costruire una squadra che coinvolga tutta la città, al centro della quale emerga una figura adatta e autorevole che venga vista come l’unica, in questo contesto, capace di governare».
Su Appendino Ha avuto una paura di fondo nella gestione di alcune partite complesse per la città