«Che bello essere freak e adottare pinguini»
Gli inizi, il furgone, l’hiroshima e poi Sanremo: i Pinguini Tattici Nucleari domani incontrano i fan
Arrivano i Pinguini. Tra le novità uscite da un Festival di Sanremo decisamente più fresco e frizzante rispetto agli anni scorsi, ci sono i Pinguini Tattici Nucleari. Con Ringo Starr la formazione bergamasca si è arrampicata fino al terzo posto della classifica finale, trasformando la vetrina dell’ariston nel trampolino perfetto per il primo tour nei palazzetti, che il 16 marzo farà tappa al Palaalpitour. Prima però c’è un altro appuntamento in cui i fan potranno incontrarli da vicino: l’incontro «instore», domani alle 18 alla Feltrinelli di piazza Cln.
Fin dalla prima apparizione sanremese, tra chi non vi conosceva è scattata la caccia al paragone: da Elio e Le Storie Tese a Lo Stato Sociale. Ci stanno?
«Il primo è un fantasma che mi accompagna da sempre», scherza Elio Biffi, tastierista, fisarmonicista e seconda voce della band. «Mi chiamo
Elio e da quando faccio musica tutti mi chiedono dove sono le storie tese. È una band che stimiamo da morire: ci hanno insegnato che si può suonare pop senza penalizzare la tecnica. Dello Stato Sociale siamo fan della prima ora, poi colleghi, poi amici».
Per molti siete una novità, ma sulla carta d’identità ci sono già dieci anni di carriera e quattro album.
«Il progetto Pinguini ha avuto molti step. La band è quella attuale da circa quattro anni, dal disco Diamo un calcio all’aldilà, nato grazie alla vittoria al concorso locale di Bergamo “Nuovi Suoni Live”. Quel premio ci ha permesso di registrare un album vero, salire sul furgone e uscire dai confortevoli confini della provincia».
A Torino la vostra progressione è impressionante: in due anni siete passati da Spazio 211 al Concordia, a Flowers, all’imminente Palaalpitour.
«Ma il percorso è ancora più lungo. Assieme a Milano e al Veneto, Torino è stata una delle prime città dove abbiamo visto il pubblico crescere. Ricordo una data al Jazz Club, un’altra in un teatro assieme agli Eugenio in Via Di Gioia, il concerto a Hiroshima per il premio Buscaglione».
Il video di «Ringo Starr» cita il film «Ritorno al futuro». I Pinguini sono figli dei Beatles e della fantascienza?
«Abbiamo tra i 25 e i 28 anni, cerchiamo di trasmettere nella musica e nell’arte il mondo in cui viviamo: un continuo intreccio di link, riferimenti, citazioni. Poi ognuno di noi ha i suoi miti e le sue occupazioni. Il bassista Simone è davvero un beatlesiano e suona nella cover band Revolver. Io faccio tante altre cose: qualche mese fa ho portato a Off Topic un reading sugli “esseri immaginari” di Borges».
Cosa state preparando per l’instore e per i palazzetti?
«Negli instore cercheremo uno spazio di contatto con i fan. Non c’è niente di pianificato: teoricamente non suoniamo, ma non so cosa succede se qualcuno ci lancia addosso una chitarra. Sul tour abbiamo iniziato a lavorare dallo scorso autunno. Gran parte delle canzoni sono state riarrangiate e ci saranno luci e visual speciali. Inoltre cercheremo di avere diversi ospiti, per rendere ogni concerto unico».
Nel frattempo, avete anche adottato cento pinguini veri.
«Vivono in una colonia al Polo Sud. La collaborazione con il Wwf risale all’anno scorso. Al Festival abbiamo regalato un pinguino a 100 personalità che abbiamo incontrato, con tanto di certificato d’adozione. È il nostro modo per ricordare che il pianeta ha dei problemi».
La domanda che si saranno fatti e vi avranno fatto in molti: perché Pinguini Tattici Nucleari?
«Era la marca di una birra. Ma non conta tanto da dove arriva il nome, quanto la sua storia. Ce lo siamo tenuti anche quando tutti ci ridevano dietro. Essere identificati come freak è bello».
❞ Non abbiamo mai cambiato nome, anche quando ridevano di noi