Corriere Torino

Delitto Rosboch, l’appello assolve la madre di De Filippi

Confermata la sentenza di primo grado, Caterina Abbattista scoppia in lacrime

- di Massimilia­no Nerozzi mnerozzi@rcs.it

Replicando la sentenza di primo grado, la corte d’assise d’appello ha assolto dall’accusa di concorso in omicidio Caterina Abbattista, la madre di Gabriele Defilippi (condannato a 30 anni quale autore materiale, assieme al suo amicocompl­ice), per la morte di Gloria Rosboch, la professore­ssa di Castellamo­nte uccisa il 13 gennaio 2016.

Replicando la sentenza di primo grado, la corte d’assise d’appello ha assolto dall’accusa di concorso in omicidio Caterina Abbattista, la madre di Gabriele Defilippi (condannato a 30 anni quale autore materiale, assieme al suo amico-complice), per la morte di Gloria Rosboch, la professore­ssa di Castellamo­nte uccisa il 13 gennaio 2016. «Dopo due assoluzion­i, ha il diritto di essere chiamata innocente», riassume alla fine l’avvocato Giampaolo Zancan, suo difensore insieme al collega Tommaso Levi, mentre la donna lo abbraccia, in lacrime. Operatrice sanitaria, era tornata a lavorare in una struttura dell’asl Torino4, a San Mauro Torinese, subito dopo l’assoluzion­e davanti alla corte d’assise di Ivrea, ma ora rischiava di nuovo l’inferno: il sostituto procurator­e generale Carlo Maria Pellicano aveva infatti chiesto 16 anni di reclusione, come aveva già fatto la Procura. Alla fine di oltre due ore e mezzo di camera di consiglio, la corte — presidente Franco Greco, giudice a latere Luca Ferrero — ha parzialmen­te modificato la pronuncia di primo grado, portando da 14 mesi a un anno la condanna per l’accusa di truffa. Per quei 187.000 euro che Defilippi portò via alla vittima: quattrini che non furono mai ritrovati. Un raggiro di cui — secondo la tesi dell’accusa — la madre del giovane era al corrente. Che è poi lo stesso sospetto dei parenti della vittima — tutelati dall’avvocato Stefano Caniglia — insieme al pensiero che Abbattista fosse al corrente anche dell’omicidio. E non avesse fatto nulla per impedito.

È il 24 ottobre 2014 quando la professore­ssa Gloria Rosboch, insegnante di francese alla scuola media di Castellamo­nte,

entra in una banca di corso Stati Uniti, a Torino, e preleva una valigetta con 374 banconote da 500 euro: fanno 187 mila, tutti i suoi risparmi. Esce e li consegna al suo ex allievo, Gabriele Defilippi, come le hanno pregato di non fare i genitori. Un anno dopo, la donna, tramite l’avvocato Caniglia, presenta una querela contro il ragazzo, sostenendo che il giovane non gli ha restituito i soldi che gli aveva consegnato. Tra dolci messaggi e promesse da film, Defilippi

l’aveva convinta a investire i quattrini in un’attività ad Antibes, in Costa Azzurra. Lei ha 49 anni, lui 22, e sullo sfondo c’è il miraggio di una fuga dalla provincia, con quel giovane che ha la passione per le canzoni di Madonna e flirta con le ragazzine sul web. Finisce tutto in tragedia, il 13 gennaio 2016, quando Defilippi, con un amico, convince Gloria a seguirlo in auto, e la strangola, a Rivara, nel Canavese, gettando il corpo in un ex discarica. Un mese più tardi viene ritrovato il cadavere, mentre i carabinier­i arrestano i due giovani e Caterina Abbattista. Nel settembre 2017, in abbreviato, Defilippi e l’amico, Roberto Obert, sono condannati a 30 e a 19 anni. Nel 2018 la donna, che aveva scelto di andare a dibattimen­to, viene assolta dall’omicidio e condannata per la truffa. Ieri il replay: non è un’assassina.

Condanna per truffa

Da 14 mesi a un anno la condanna per truffa: avrebbe aiutato a far sparire 187.000 euro

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Caterina Abbattista

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