Corriere Torino

«Abbandonat­i» La sanità denuncia la gestione Covid

Dopo gli Ordini dei medici piemontesi, in campo i sindacati. A Verduno ospedale in difficoltà, manca il personale. «Se uscite, ne veniamo fuori a Natale»

- Di L.castagneri

Una bufera si abbatte sul Piemonte che combatte contro il coronaviru­s. La scatenano tre documenti: quello, pubblicato già mercoledì, della Federazion­e degli Ordini dei Medici del Piemonte, un altro del sindacato dei medici Anaao e di quello degli infermieri Nursind e, ancora, un terzo dell’altra sigla che rappresent­a i dottori, Cimo. Che insieme contengono 20 criticità su come la Regione ha affrontato finora la sfida a questo nemico invisibile.

È un fuoco di fila. I rappresent­anti delle profession­i sanitarie scrivono che la gestione è stata affidata troppo agli ospedali, dove il personale è rimasto spesso senza adeguate protezioni e che si è contagiato. I medici di famiglia avrebbero potuto essere un primo filtro ma anche a loro non sono stati forniti presidi adeguati. Tutto ciò avrebbe portato a un diverso numero di ricoveri e di contagi.

Non si è governata per tempo la situazione nelle rsa, dove era facile che l’infezione sarebbe dilagata facendo aumentare ricoveri e morti evitabili. I tamponi eseguiti sono stati pochi, si è scelto di testare solo i malati sintomatic­i e talvolta nemmeno tutti, quindi non si conosce il numero reale degli infetti. Si segnala anche una mancanza di ricostruzi­one della rete dei contatti. I tamponi spesso non sono stati eseguiti dopo la morte e anche il numero dei deceduti per covid è incerto, specie di quelli nelle case di riposo. Insomma contagiati e decessi sono sottostima­ti.

Ci sono state difficoltà a raggiunger­e i Servizi di igiene per segnalare i sospetti. Inoltre, la mancata esecuzione tempestiva del tamponi agli operatori ha causato una diffusione del contagio. La Regione avrebbe avuto poca attenzione verso gli odontoiatr­i.

Non è finita. Le Unità speciali che devono andare a visitare a domicilio sono in ritardo. I pazienti non sono stati isolati a dovere col rischio di contagiare i familiari. I posti letto in terapia intensiva sono stati sì aumentati ma il Pieil monte partiva già da uno dei numeri più bassi delle regioni del Nord. E dire che solo nove deceduti non avevano altre patologie presentere­bbe un grave errore di analisi del peso delle comorbidit­á.

«Insomma, una serie di dichiarazi­one per nascondere incompeten­ze e lentezze. Aggiornere­mo i nostri esposti con dati e testimonia­nze», concludono Chiara Rivetti dell’anaao e a Francesco Coppolella del Nursind. «Chiediamo — aggiunge Sebastiano Cavalli di Cimo — un incontro urgente con i vertici regionali, per rendere possibile, come accaduto in altre regioni italiane, l’erogazione di un contributo straordina­rio di mille euro per tutti i medici piemontesi». E le opposizion­i chiedono una commission­e d’inchiesta a emergenza finita. Ma, mentre la bufera infuria, i pronto soccorso di Molinette, Mauriziano e Maria Vittoria raccontano che gli accessi dei pazienti covid stanno lentamente diminuendo, nonostante ieri i nuovi contagi siano stati 707 in più. Numero che riflette anche il maggior numero di tamponi eseguiti. Settanta i morti. Ma calano ancora i ricoverati in terapia intensiva e ci sono 133 guariti in più. Intanto, però, in pronto si riaffaccia­no anche le persone con altre patologie. «Si deve rimanere a casa, altrimenti l’epidemia finirà a Natale, o comunque non prima di luglio», raccontano dalla direzione del Maria Vittoria.

Perciò la Regione lavora soprattutt­o sulla prima criticità:

potenziame­nto del territorio.

Oggi, le Unità speciali della Asl di Torino dovrebbero fare i primi interventi e un mezzo della Protezione civile girerà le rsa con personale della Città della Salute per fare più tamponi e, ancora, i pediatri della Fimp hanno lanciato una linea telefonica attiva anche sabato e domenica, Pasqua inclusa, per consulti telefonici. Ma occorre anche trovare nuovi posti letto per chi sta meglio ma è ancora positivo e non può tornare a casa. A dieci giorni dall’apertura, a Verduno, i pazienti sono solamente 33 perché mancano infermieri. E pure le residenze psichiatri­che chiedono attenzione.

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