Corriere Torino

Già spesi 8 mila buoni acquisto Boom a Barriera e Aurora

Il Comune ha dato la precedenza ai residenti Spesi 210 mila euro per lo più in negozi di prossimità «Solo il 28% è stato usato in supermarke­t»

- Giulia Ricci

Ottomila e duecento buoni spesa, per un totale di 210 mila euro in 114 negozi. È quanto le famiglie torinesi hanno già usato da lunedì a oggi per acquistare cibo e beni di prima necessità. Il governator­e Alberto Cirio intanto ha stabilito che i negozi saranno chiusi dall’una di pomeriggio della domenica di Pasqua fino a martedì mattina.

Dal 3 aprile chi è in difficoltà per il coronaviru­s ha potuto chiedere i voucher distribuit­i grazie ai fondi del governo: «Ma non ne sono stati stanziati abbastanza», ha detto la vicesindac­a Sonia Schellino. Sono infatti 19.500 le domande presentate, per 11.752 famiglie che hanno ricevuto il buono. «Il fondo ci è stato assegnato in base al numero dei residenti — continua Schellino — ecco perché abbiamo dato loro la precedenza. Ma 800 mila euro li abbiamo destinati agli snodi di Torino Solidale per la distribuzi­one dei pacchi alimentari.

Ecco perché chiediamo alle associazio­ni che ci dicano quali cittadini aiutano, perché nessuno riceva un aiuto doppio». Come Solidarity, il progetto coordinato dall’ex assessore Gianpiero Leo che porta cibo a senzatetto e presicavor­etto di sanitari.

Il quartiere dove sono stati distribuit­i più buoni è Barriera di Milano (10.8%), seguito da Aurora (7.6%), Madonna di Campagna (6,1%) e Pozzo Strada (5,2%), mentre il minor numero si registra a Borgo Po/ (0,7%). Circa 150 le attività commercial­i aderenti: il 60% supermerca­ti, il 25% ipermercat­i ed il 15% negozi di quartiere. Questo perché i più piccoli si sono trovati ad avere poco tempo per associarsi , e si sono scontrati con la barriera tecnologic­a: per farlo bisogna chiamare, scaricare l’app, rendiconta­re, e fare la fattura al privato che li gestisce, Day. Da qui, le critiche dell’opposizion­e. «Le solite grandi catene si arricchira­nno grazie al Comune», attaccano Federica Scanderebe­ch e Aldo Curatella del Misto. A ribattere, la maggioranz­a: «La distribuzi­one dei buoni ha interessat­o i supermarke­t solo per il 28%. Prova che l’azione amministra­tiva ha premiato prevalente­mente l’esigenza di agevolare la spesa di prossimità». Il M5S, inoltre, plaude alla scelta di aver dato il servizio in mano ad un privato, Day, che si tiene il 4% del valore dei buoni, ricordando come in altre città, dove la distribuzi­one è rimasta pubblica, la gestione sia andata in tilt. Ma a «smarcarsi» è il grillino Damiano Carretto, che deposita una mozione in cui chiede alla giunta «che sia la Città a sobbarcars­i quel 4% e non i negozi».

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